I giovani, il bicchiere e il disagio

Impressiona constatare ogni anno l’aumento delle percentuali di giovani che abusano nel consumo di alcolici. Ancora una volta l’Istat rileva che tra i 18 e i 24 anni sono il 16,6% i giovani che adottano comportamenti a rischio alcolismo in un rapporto di uno a tre tra uomini e donne. L’indagine su “Uso e abuso di alcol in Italia” aggiunge che tra gli adolescenti è il 13,6% che bevono alcolici. Dato di per sé grave come si evidenzia dall’Organizzazione mondiale della sanità quando specifica che per non compromettere la crescita, e la salute dei minori, non si dovrebbe bere alcolici durante l’età dello sviluppo. L’abuso di alcolici prende piede come costume sociale extra-domestico. Lo si può dedurre dalla ricerca che indica le ricorrenti bevute fuori pasto e soprattutto l’aumento della frequenza di super alcolici tra le bevande delle nuove generazioni. Lo si può ricavare direttamente dall’analisi: “Questa consuetudine è diffusa in particolare tra i giovani di 18-24 anni, interessando il 20,8% dei maschi e il 10,1% delle femmine. Il numero dei bicchieri di bevande alcoliche mediamente consumate settimanalmente fuori dai pasti è pari a 5,1”. Forse è arrivato il momento di proporre delle vie d’uscita dal problema spesso sottovalutato, ma che rischia di allargarsi a macchia d’olio. Per avere un po’ più chiaro il significato delle percentuali si potrebbe osservare che ad oggi è come se un’intera Giornata mondiale della gioventù fosse coinvolta in questo fenomeno. Non si può soltanto sostenere che i giovani nascondono le loro difficoltà relazionali, la loro introversione, dietro un bicchiere e nemmeno sostenere che si alza il gomito per superficialità. Quando un problema diventa sociale, forse occorrerebbero ragionamenti più approfonditi e strategie di intervento per arginarlo. Sicuramente occorre incidere sugli stili di vita a partire da un’azione educante che ha bisogno di attori responsabili e di un contesto comunitario consapevole. Recuperando il richiamo dei vescovi italiani in “Educare alla vita buona del Vangelo”, si scorge forte il ruolo e la difficoltà delle famiglie quando si afferma che “molti genitori soffrono un senso di solitudine, inadeguatezza e, addirittura, d’impotenza. Si tratta di un isolamento sociale, perché la società privilegia gli individui e non considera la famiglia come sua cellula fondamentale”. Contemporaneamente, tuttavia, occorre anche cogliere e riscoprire i momenti e gli argomenti educativi. L’abuso di alcol rivela una scarsa attenzione a trasmettere una vera cura del corpo, che non si confina nei lifting e nei trucchi, ma che parte dalla conoscenza dei propri limiti, come rivela una disabituata percezione del gusto, che è sistematicamente aggredito dai tempi del fast food. Così un primo passo potrebbe essere quello di riscoprire il valore della tavola e dei pasti preparati e assaporati con lentezza.

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