«Ho visto la morte in faccia, ora dico ai ragazzi di smettere di fumare»

L’esperienza e l’appello dell’artista di Terranova Angelo Palazzini

Ha visto la morte in faccia. È stato ricoverato in ospedale, con l’ossigeno, gli mancava il fiato. Non per il Covid, ma perché era un fumatore incallito. E i suoi bronchi si sono ribellati. L’artista di Terranova Angelo Palazzini, classe 1953, ora dice basta e lancia un messaggio ai giovani: «Ragazzi, non fate come me. Io ho visto la morte in faccia, smettete di fumare». È successo sabato scorso. «Era mattina presto - racconta l’artista -, non riuscivo più a respirare. Già durante la notte facevo fatica. Mia moglie ha allertato il 118, sono stato 18 ore in pronto soccorso con l’ossigeno, mi hanno fatto 4 tamponi, la Tac, le radiografie. Sono stato oggetto di molte attenzioni. Sono stati molto bravi. Mi hanno diagnosticato una brutta bronchite da fumatore. Sono riusciti a riprendermi e adesso mi sto riposando, a casa». Palazzini ha iniziato a 14, 15 anni a fumare. «Andavo a scuola a Milano - racconta -. Facevo le medie. Già allora facevo chilometri a piedi, pur di risparmiare le 70 lire dell’autobus per comprarmi il pacchetto di Muratti. La mia vita è iniziata ed è continuata così, con un pacchetto di sigarette al giorno. Pensi che la nicotina ti aiuti nella creatività, ma alla fine ti demolisce. Senza nicotina non riuscivo a fare un ragionamento, ad affrontare un dialogo all’inaugurazione di una mostra». Da qualche anno Palazzini aveva lasciato le sigarette per dedicarsi al sigaro. «Senza il mio sigaro in mano mi sentivo mutilato - dice -, non solo dal punto di vista chimico, ma anche estetico. Il fumo, nel mio caso, era ancora più deleterio, mischiandosi con le esalazioni dei colori costituiva una miscela esplosiva. Me l’avevano già detto i cardiologi, a San Donato, di smettere. Io l’avevo fatto, ma poi il giorno dopo avevo incominciato con mezza, poi con una, poi, “ma, sì, cosa vuoi che sia, ho sempre fumato” e così ho ripreso. L’altro giorno quando ho visto la morte in faccia, ho detto: “Basta, non toccherò mai più un toscano in vita mia”».

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