Ha la febbre ma il medico lo “visita” solo al telefono: a 53 anni ora è grave in ospedale

Aggravamento dopo 10 giorni di sintomi covid, si è anche dovuto pagare il tampone

Rimane a casa 10 giorni con la febbre senza che il medico di famiglia lo visiti e gli prescriva un tampone. Così deve andare lui in un centro privato a farselo fare, scoprendo ovviamente di essere positivo. Nemmeno questa volta il medico di famiglia si allarma e nemmeno questa volta il malato viene contattato dall’Ats. Il suo medico gli prescrive solo tachipirina e vitamina C e gli dice di procurarsi un saturimetro. Nel giro di pochi giorni il paziente, che ha solo 53 anni, peggiora, fa fatica a respirare, chiama il 118, lo portano in pronto soccorso e finisce all’ospedale di San Donato, con il casco e i polmoni danneggiati. Alla faccia della tracciabilità e della tempestività nel trattare i pazienti per impedire che peggiorino. La lezione del primo picco epidemico non è servita granché, almeno nel Sudmilano. A denunciare la situazione, da Casalmaiocco, è Antonella Salimbene, che da quando ha perso la sua piccola Azzurra a causa della meningite, non ha smesso di lottare per il funzionamento della sanità. «È una vergogna che una persona con la febbre da 10 giorni - dice - arrivi in ospedale con una polmonite interstiziale e i polmoni collassati e venga messa sotto un casco. Eppure è successo a un mio amico di un paese qui vicino. È una vergogna curare un covid con tachipirina e vitamina C, è una vergogna che nessuno l’abbia mai visitato, quando tutti sanno che dalla febbre al collasso dei polmoni è un attimo. Non tutti i medici di base, però, sono così. Io conosco medici di base del mio paese che sanno subito intervenire nel modo giusto». Questa volta qualcosa non ha funzionato. «Dopo 5 giorni con la febbre senza che il suo medico gli rispondesse - racconta la donna -, ha deciso di andare lui a fare un tampone, privatamente, spendendo 90 euro. È risultato positivo, ha avvisato il suo medico di base che gli ha prescritto tachipirina, vitamina c e l’uso di un saturimetro. E la figlia, che va a scuola e potrebbe essere lei la fonte del contagio, non è stata nemmeno inviata a fare il tampone. L’hanno messa semplicemente in quarantena. Così ha prenotato di sua sponte un test e pagherà altri 90 euro».

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