Guerra delle campane, vince la tradizione

E alla fine, nella “guerra delle campane” a Santo Stefano Lodigiano, ha vinto la tradizione popolare. Quel che nei giorni scorsi si era ventilato in via ufficiosa, ieri mattina è infatti diventato realtà: lo scampanio mattutino dell’Ave Maria è tornato a suonare alle 6.30 e così farà anche da qui in avanti. E dunque: si torna alle origini. Dopo due settimane in cui, sotto la pressione di alcuni cittadini andati a recuperare niente meno che un decreto vescovile, l’orario mattutino dell’Ave Maria era invece stato spostato in avanti di mezz’ora dalla parrocchia locale del parroco don Tino Cremascoli. Alle 7 per la precisione, seguendo appunto il decreto dell’allora vescovo di Lodi (oggi emerito) monsignor Giacomo Capuzzi.

Quello spostamento aveva però creato putiferio in paese.

Che le campane della chiesa parrocchiale di piazza Roma suonassero mezz’ora dopo, infatti, non era piaciuto a molti, in primis al sindaco Massimiliano Lodigiani, pronto a farsi capofila di una raccolta firme che in pochi giorni ha raccolto duecento adesioni.

A dare fiato alla vicenda, però, è stata l’eco che la stessa ha avuto ben al di là degli stretti confini della Bassa Lodigiana. Dopo il primo articolo uscito sulle colonne de “Il Cittadino”, la “guerra delle campane” di Santo Stefano ha portato in paese giornalisti e troupe televisive nazionali, da Rai 3 ai canali Mediaset Canale5 a Rete4. Ampio lo spazio dedicato poi alla diatriba nelle pagine di cronaca nazionale del “Corriere della Sera”, a scendere a Santo Stefano è stato perfino il corrispondente per l’Italia del blasonato quotidiano americano “Wall Street Journal”. Il ritorno adesso all’orario d’origine riporterà tranquillità nella piccola comunità santostefanina? Saranno i prossimi giorni a dirlo, gli stessi che comunque saranno contrassegnati dall’Ave Maria tornata a suonare alle 6.30.

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