Guai a sfidare la natura

Una relazione elaborata nel 1979 dal celebre fisico Edward Lorenz sostiene, con l’ausilio di complicate equazioni e formule matematiche, che un battito d’ali di una farfalla che volteggia in Brasile può generare, in una catena di eventi, una tromba d’aria nel Texas. La sostanza è, invece, più semplice o più facilmente intuibile. Si tratta dell’effetto farfalla, che ha portato allo sviluppo della teoria del Caos che, dopo la relatività e la meccanica quantistica, è il terzo pilastro delle nuove frontiere della scienza nel Novecento. In gran sintesi, questa teoria parte dalla considerazione che la macchina del clima è terribilmente complessa, continuamente esposta alla casualità e al disordine, e pertanto non è prevedibile, proprio perché non risponde a un dato modello climatico teorico. I modelli cambiano, infatti, in corso d’opera e quella che si preannunciava come insignificante perturbazione, può repentinamente trasformarsi in una catastrofe. Il Caos è dunque una minaccia che incombe sull’umanità e sulla biosfera, perchè può colpire da un momento all’altro, oggi o domani, non si sa quando o come. Sotto tale aspetto, esso è più insidioso dell’effetto serra, collegato alla chimica del carbonio e quindi all’aumento lineare della sua concentrazione nell’atmosfera. Se da un battito d’ali può generarsi una tromba d’aria entro un raggio di qualche migliaio di chilometri, che cosa può nascere dai continui sconvolgimenti che quotidianamente l’uomo arreca all’ambiente in cui vive? Quali saranno, ad esempio, gli effetti conseguenti alla costruzione della tangenziale esterna milanese, arrivata dopo un aspro dibattito alla sua fase esecutiva, o della terza pista dell’aeroporto di Malpensa, di cui si torna insistentemente a parlare? Quale prezzo si deve pagare in termini ambientali e climatici per la realizzazione della Pedemontana o per la proliferazione di tratti autostradali e trafori lungo i fondovalle alpini, congestionati da una miriade di insediamenti abitativi e industriali? Neppure le immacolate vette alpine si salvano dall’invadenza del turismo. Non illudiamoci di farla franca. Scienziati e climatologi vedono nero. In particolare, il rapporto del Pentagono, che risale al 2004, dipinge nel breve termine scenari paurosi che cambiano la faccia della terra: caldo torrido, siccità e desertificazione, carestie e migrazioni, conflitti e distruzioni. Sono scenari apocalittici non sostanzialmente diversi da quelli descritti nel film-documentario di Al Gore, ex-vice-presidente americano, “Una scomoda verità”, riguardante il problema del riscaldamento globale, premio Oscar 2007 per il miglior documentario. Del resto, se guardiamo la Tv o leggiamo i giornali, che cosa vediamo attorno a noi? La cementificazione non risparmia i parchi naturali, i giardini pubblici, i terreni agricoli, i monumenti della natura, le città d’arte. A chi obietta che la cementificazione non c’entra niente con l’effetto serra o con il Caos, rispondo che il settore delle costruzioni assorbe una quantità inverosimile di energia: solo l’industria del cemento rappresenta il 5% dei consumi mondiali totali. Sono questi consumi che fanno impazzire il biossido di carbonio o che in ogni modo mandano in tilt gli equilibri naturali. Hai voglia a decantare il sole e le energie pulite, se il petrolio è duro a morire e il gas è il nuovo padrone della civiltà globale.Alcuni affermeranno che questa è una visione pessimistica del mondo e che in ogni caso il 2100 è molto lontano. Il futuro, invece, è già in mezzo a noi. Cosa pensare, infatti, della desertificazione che sta divorando la Cina, del mare ridotto a una brodaglia, della carestia e della fame nel Terzo Mondo, delle migrazioni dalle coste del nord Africa verso l’Italia e l’Europa? Cosa significano, inoltre, gli incendi forestali indomabili, gli uragani sempre più frequenti e devastanti, le alluvioni che si ripetono come evento normale o quotidiano, le bibliche invasioni di locuste in Australia, Russia e Stati Uniti d’America? Pongo termine a queste poche riflessioni, affermando che l’unico modo per salvarsi dal disastro potrebbe essere quello di non sfidare la natura con disegni troppo ambiziosi. Bisogna vigilare e tenersi sempre pronti, secondo quanto ammonisce il Vangelo. Come se il Caos fosse uno strumento della Divina Provvidenza per salvaguardare la creazione dall’ignoranza e dall’orgoglio dell’uomo.

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