Gli ospedali, il Lodigiano, i dirigenti

Caro Costantino Bolis, non so se nei ranghi degli Stati Generali del Lodigiano ci siano le competenze (eccezion fatta per la presenza di operatori del settore) per discettare su organizzazione e gestione delle strutture sanitarie territoriali. Resta il fatto che da lì è partita la tua riflessione indirizzata, grazie al Cittadino del 4 maggio scorso, ai lodigiani ed alle amministrazioni pubbliche locali che “…illogicamente, senza alcuna base scientifica, contro ogni pronunciamento della letteratura, si oppongono a modifiche dei nostri ospedali….” (sono parole tue).Dalla comunità dei responsabili, delegati col voto, o da una assemblea di uomini di buona volontà, come gli Stati Generali, sempre è comunque necessario partire per condurre in porto operazioni di grande riforma.Le competenze, se è onesto e serio l’obiettivo ed il movente riformista, si trovano poi anche in itinere ed il loro utilizzo coerente è propedeutico per tutti, sindaci, amministratori, politici, pubblica opinione. Resistenze ad un processo virtuoso, anche se perseguito con onestà, tenacia e vigore, resteranno sempre, ma una comunità coinvolta ed una “politica” resa cosciente, possono isolare le tossine della strumentalizzazione e dei piccoli o grandi interessi di bottega. Potrebbe essere, la mia, l’opinione di un inguaribile ottimista, ma perché non gratificarla di qualche attenzione visto il quadro desolante che ci presenti dopo tanti anni di gestione della sanità affidata ai manager? Partiamo pure dalla separazione tra Azienda Ospedaliera e ASL, impostaci dalla Regione contro la volontà della maggioranza territoriale locale, ed ignorando con presunzione tutte le valutazioni che, sulla base di esperienze decennali, consigliavano invece il contrario. Rifotografiamo, come fai tu, una situazione che non ha visto progressi né nell’efficienza né nella dotazione dei servizi sanitari, a fronte comunque di spese in rilevante aumento, orientate per lo più a riattazione di edifici, quando non a faraoniche opere di nessuna utilità per il malato. Scaricare l’intera responsabilità sui Direttori Generali sarebbe semplicistico e non onesto. Alcuni sono stati tecnici competenti ed anche presenti, ma, difetto tipico dei “tecnici” saldi nelle loro competenze, hanno trascurato il rapporto con la realtà locale e la sua peculiarità, finendo per incarnare lo stereotipo dell’”uomo solo al comando” confinato e reso, suo malgrado, marginale anche dalla potenza non equilibrata dei programmatori regionali, lontani dalla realtà locale e spesso collusi con ambienti di dubbia affidabilità. Chiudo con un caloroso plauso agli Stati Generali, sperando che vogliano continuare il dibattito avviato nel settore e auspicando come fai tu: “…se fossi un Sindaco pretenderei servizi territoriali all’avanguardia, possibilità di avere la diagnostica di base e gli ambulatori specialistici vicino a casa, ma non mi intrometterei certamente, spesso contrastandola, per una diversa organizzazione della gestione…”. La tua conclusione: “Scusate la franchezza, ma spesso mancano anche le competenze per discutere di queste cose” è disarmante, ma vera. Non credi comunque che se i nostri sindaci, gente seria, operosa, concreta, che conosciamo per rapporto di vicinato, avessero visto realizzare, almeno in embrione “…la diagnostica di base e gli ambulatori specialistici vicino a casa…” si sarebbero fidati collaborando attivamente al cambiamento, invece di prestarsi ottusamente a difendere una realtà storica comunque non tutta disprezzabile?

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