Gli istituti professionali

da conservare

Non è stato un caso l’intervento dell’Assessore all’Istruzione della Regione Lombardia Valentina Aprea che in un recente convegno nazionale promosso dall’Associazione “Treelle” tenuto a Torino, ha annunciato la fine degli istituti professionali. Una frecciata avvelenata quella scagliata dall’ex sottosegretario all’istruzione del Ministro Gelmini contro gli istituti professionali che ha fatto arrabbiare non poco docenti, dirigenti e sindacati, per la crudezza dell’espressione ritenuta irrispettosa di quanti lavorano in questi istituti dalla difficile utenza. Del resto la “bordata” è di quelle che non lasciano spazio a libere interpretazioni. Dire, infatti, che «L’esperienza degli istituti professionali statali deve essere considerata chiusa e i sessantamila docenti devono essere ricollocati altrove», non è come dire che gli istituti professionali hanno rappresentato e rappresentano un problema nel vasto panorama della scuola italiana. E i problemi si affrontano e si risolvono. Del resto a differenza di quanto avviene in Germania dove le scuole professionali preparano i ragazzi con successo alle “arti e ai mestieri” con accordi alla mano siglati dalle aziende del territorio, da noi gli istituti professionali sono sempre più assimilati a scuole dove si rifugiano studenti che falliscono in altre esperienze di studio. Ma ecco nuove idee. A Como il prossimo anno scolastico prende il via il primo esempio di «Liceo Artigianale», che non è la risposta ibrida alla voglia di cambiamento che la legge 107/15 ha innescato, né un’idea vacanziera nata sotto l’ombrellone di questo caldo luglio e né va interpretata come un’operazione di facciata che affida alla parola “Liceo” la probabile fortunosa ricaduta sul piano delle proposte formative nel nostro attuale panorama scolastico superiore. L’iniziative di Como vuole essere semplicemente una proposta diversa dal tradizionale percorso formativo degli istituti professionali. E’ una vera proposta che lascia intendere un radicale cambiamento. Ma andiamo per gradi. Con Giovanni Gentile, filosofo e Ministro della Pubblica Istruzione durante il fascismo, la scuola prende una connotazione duale. Da una parte i Licei e dall’altra gli Istituti Tecnici. Ai diplomati dei Licei si aprivano le porte di tutte le facoltà Universitarie, a quelli degli Istituti Tecnici solo alcune prettamente coerenti con gli studi compiuti. Il termine “Liceo” diventa un “marchio di fabbrica” e per certi aspetti ancora oggi viene erroneamente ritenuto tale dalle famiglie. E’ sufficiente, per questo, ricordare la discesa in campo di alcuni politici per ricordare al Ministro Giuseppe Fioroni, durante il secondo governo Prodi, contrario alla licealizzazione impressa alle scuole superiori dalla Moratti, di non cancellare la sperimentazione del “Liceo Tecnologico” oggi “Liceo delle Scienze Applicate”. Da parte sua il Ministro Fioroni, appoggiato in questo da “Confindustria”, cancella la riforma Moratti e restituisce dignità e importanza ai percorsi tecnici e professionali. Dei due però quello professionale non decolla come si vorrebbe. Erroneamente viene ritenuto, infatti, un contenitore dei “decorati” degli altri istituti, dei ragazzi senza speranza, dei dispersi senza meta, di coloro che non hanno niente da imparare se non quello di stare al mondo senza far niente. Un grave errore! Talmente pesante che fa dire all’Assessore Aprea quello che ha detto. A questo punto c’è chi parla di “spallata” al percorso Professionale, chi di un “cerchio che si chiude”, alludendo alle iniziative che vanno nella direzione di valorizzare i Centri Regionali Professionali a discapito degli Istituti Statali, chi di “soluzione finale” riferito a un settore scolastico che ha visto diversi cambiamenti negli ultimi tempi. Eppure la proposta che arriva da Como ha la sua innegabile importanza. E’ pur vero che a renderla interessante c’è forse ancora quel termine “Liceo” che farebbe prefigurare un percorso del tutto particolare e attraente. Ma se l’intento dei promotori dei due istituti comaschi, l’Istituto “Oliver Twist” e il “Cometa”, è quello di coniugare una buona preparazione culturale a un’altrettanta buona preparazione professionale, allora sono convinto che la sfida sarà vinta perchè la proposta formativa, alla fine, risulterà vincente. Avremo ragazzi culturalmente preparati, con in mano un diploma di Liceo Scientifico diretta emanazione del diploma di Artigiano nei tre settori presi in considerazione: “Cucina”, “Arredo” e “Tessile”. E’ come dire che un domani avremo cuochi dotti e professionalmente preparati, qualificati arredatori nell’ambito del design e abili tessitori in quello della moda con una tradizionale formazione liceale resa efficace da una proverbiale sapienza artigianale. Cultura e tradizione rese concrete da materie di studio come Filosofia unitamente a centinaia di ore di laboratorio e di alternanza scuola-lavoro, saranno le risposte che il mercato globalizzato aspetta dalla scuola. Ragazzi che al termine del percorso di studi possono continuare con la scelta universitaria. E’ lo scopo che si prefigge la legge sulla «Buona Scuola» che così si traduce in percorsi scolastici che pongono come importanti, proprio gli aspetti afferenti le competenze e le conoscenze. Il futuro di questi ragazzi viene affidato alle competenze artigianali in particolari settori che troveranno concretezza nelle centinaia di ore di alternanza scuola-lavoro loro riservate. Nello specifico gli istituti promotori di questo indirizzo si sono garantiti un percorso di alternanza con protocolli d’intesa sottoscritti con le innumerevoli aziende presenti nel comasco, opportunamente coinvolte e oculatamente partecipi del futuro di questi ragazzi. E’ un percorso che parte dalla scuola, si conferma nelle attività di apprendistato per rafforzarsi con il Jobs Act come massima spinta verso l’occupazione reale dei giovani diplomati. E’ una nuova strategia educativa dove le imprese o gli enti pubblici coinvolti assumono un ruolo complementare all’aula, realizzando un collegamento organico tra scuola e mondo del lavoro. Chapeau, dunque, a questi miei colleghi che hanno saputo, con questa idea, dare un effettivo impulso al percorso professionale che può così uscire dalle sabbie mobili in cui è finito. La crudezza dell’espressione dell’Assessore Aprea, che tocca la sensibilità professionale di tanti insegnanti e miei colleghi impegnati su un fronte didattico veramente difficile, rischia di sviare l’attenzione da questa particolare intuizione innovativa trasformata in proposta didattica e formativa rivolta ai ragazzi. Con il “Liceo Artigianale” questi ragazzi non saranno più vittime delle malefiche tradizioni, ma vincitori delle nuove prospettive. Bisogna ammettere. In questa maniera l’Istituto Professionale, definito dalla maledizione parlata un “refugium peccatorum”, si trasforma, invece, in preziosa opportunità per tanti giovani che devono scoprire consapevolezza della propria situazione, che non devono più vedere il “sogno australiano” come l’unica occasione per affermarsi nella vita.

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