Giuseppe Pota, un vita per gli altri

San Giuliano Milanese, autobus blu dell’ATM, metà anni ‘70. Fra i pendolari un giovane sempre chino sui libri. Lo avresti riconosciuto fra tanti, immerso a studiare sui testi trattati di medicina. Proprio così. Giuseppe Pota, Pino per gli amici e per i pazienti di qualche anno dopo, si recava al lavoro di operaio alla Motta prima e come bidello poi portandosi sempre dietro i libri. Giunto a Borgolombardo con la famiglia operaia verso la fine degli anni ‘60 da Foggia, era stato mandato a conseguire il diploma in un istituto contabile, in modo che alla fine del corso di studi potesse trovarsi subito un lavoro e non pesasse più sulla famiglia. Giuseppe ci andava di buon grado, riconoscendo alla famiglia lo sforzo per mantenerlo, ma il suo obiettivo era un altro: stare dalla parte degli ultimi, dei più bisognosi e quindi era naturale che scegliesse un professione che fosse una missione. Una mezza idea di recarsi nei Paesi del terzo mondo, in Africa, l’aveva già avuta da ragazzo. Avrebbe voluto assumere su di sé la funzione sacerdotale per dedicare tutta la vita a chi soffriva, ma la madre l’aveva dissuaso temendo - come diceva lei - che in Africa ci fossero i leoni che mangiavano i bambini e i preti. Allora era stato naturale per lui affiancare i giovani del quartiere durante le lotte del ‘68 oppure manifestare con la gente, sommersa per l’ennesima volta dai miasmi del canale Redefossi. Erano state necessarie parecchie azioni di protesta con blocchi stradali e ferroviari per imporre alla Regione la costruzione del canale scolmatore. E Pino era sempre in prima fila per rivendicare il diritto a una vita più dignitosa. Pino era l’esempio da imitare fra i giovani sangiulianesi, vogliosi ma impossibilitati a studiare per le condizioni economiche. Intanto conosce Lidia e si sposa. La famiglia si allarga a Libera nel ‘78 e a Federica 12 anni dopo. Poi si laurea e comincia la trafila come guardia medica. La professione non lo distoglieva dal seguire i problemi dei cittadini meno fortunati, rivendicando al contempo la trasparenza nelle scelte e la partecipazione dei cittadini alla politica. Suoi connotati negli impegni pubblici che via via gli venivano proposti e negli incarichi che assumeva o nelle sue proposte da candidato alle penultime amministrative. Un uomo che ragionava con la propria testa. Gli ritornò il desiderio di proseguire quel progetto appena abbozzato da giovanissimo e perciò si era messo a disposizione di gruppi e associazioni non profit in progetti di cooperazione internazionale in Africa e in Perù, con un gruppo di Sesto Ulteriano. Una vita generosa, dedicata agli altri sino alla fine, che lo ha colto due giorni fa al suo posto di lavoro, nel laboratorio medico di Sesto, mente visitava un paziente, un infarto. Con Giuseppe se ne va un uomo di 58 anni che aveva fatto del rigore morale e del mettersi al servizio degli altri la sua missione.

© RIPRODUZIONE RISERVATA