Si snoda anche lungo la Via Francigena il futuro del Lodigiano. È un futuro che fa tesoro della Storia - e delle storie - che hanno segnato il cammino che da Canterbury conduce a Roma attraverso il cuore dell’Europa. Un futuro che si lega a doppio filo con le tracce che gli uomini hanno lasciato su questo nostro territorio nel corso dei secoli, segnandone ascese e cadute, vocazioni e peculiarità. Un futuro che trae linfa dalla bellezza della natura che qui ha lasciato tesori che non possono essere più sottaciuti o rinnegati.È questo un futuro che si declina in opportunità economiche e turismo, certo, ma che affonda le sue radici nella storia e nella cultura di questo popolo operoso, nella sua fede, nel suo incontro e scambio con altre genti.Dopo che abbiamo convissuto per anni con i “cammini” di tutti i Paesi, anche la Via Francigena può diventare risorsa vera, da valorizzare nel suo tratto lombardo, tra Pavese e Lodigiano, per accogliere ogni giorno pellegrini come quelli che già oggi la Compagnia di Sigerico ospita negli ostelli lungo il percorso, a Orio Litta e Senna Lodigiana.E mai come in questi giorni si intrecciano incontri, scelte e progetti perché quella che poteva solo poco tempo fa sembrare un’ambizione assuma concretezza.“Crossroads of Europe” si chiama l’appuntamento che fino a domani farà di Pavia il crocevia europeo degli itinerari di fede e di cultura; e a Pavia il Lodigiano è protagonista assoluto, con le sue proposte turistiche, le sue manifestazioni culturali, le sue ricette per fare del passaggio lungo la Francigena occasione di rilancio economico dell’area meridionale della Lombardia. Proprio sulla nostra Provincia si sposteranno i riflettori della manifestazione nella giornata del 10 giugno, quando da Pavia i moderni pellegrini europei partiranno alla scoperta dei luoghi della fede, a Codogno prima, per un omaggio a Santa Francesca Cabrini, e a Orio e Senna poi, con il Transitum Padi, le chiese storiche, Villa Cavazzi Litta e un concerto che si nutrirà delle nostre tradizioni, sulla sponda del Po.Lì, fra circa un mese, verrà anche inaugurato un nuovo attracco turistico sul Grande Fiume, il terzo nella nostra Provincia dopo quelli di Morti della Porchera e del Gargatano. Da lì partiranno alcune delle corse del battello appena varato, quel primo “Ligaligö” cui presto se ne aggiungerà un altro per cominciare a battere con convinzione la strada del turismo fluviale.Sempre in questi giorni si sta concretizzando la disponibilità delle risorse – milioni di euro – per perseguire i piani legati alle cosiddette “azioni emblematiche” della Fondazione Cariplo, che ha premiato il progetto delle “Vie della fede – Expo e oltre”, che fa dell’Esposizione Universale di Milano del 2015 solo l’orizzonte temporale cui farsi trovare preparati con iniziative destinate a durare e a fare davvero di questo territorio il crocevia dei moderni pellegrini che scommettono su un turismo a cavallo tra storia, ambiente ed eccellenze agroalimentari. Un progetto che fa il paio con quello appena precedente, finanziato da Provincia e Regione, chiamato “Lodigiano per Expo”; anche per quello investimenti ingenti, affrontati insieme dagli Enti locali di un’ampia fascia di territorio che ha già immaginato come prepararsi a un futuro sostenibile.Ecco allora, decine e decine di chilometri di nuove piste ciclabili; opere d’ingegno che al consolidamento degli argini abbinano la destinazione alla mobilità dolce; tracciati nella campagna che valorizzano il nostro passato rurale e permettono di conoscere l’agricoltura che verrà e che nel Lodigiano ha un punto di riferimento mondiale in quanto a innovazione e ricerca.Grandi opere, ma anche testimonianze solo in apparenza minori ma che raccontano benissimo anch’esse il profondo legame della nostra terra con la sua storia: la Via Crucis di Ottorino Buttarelli da poco inaugurata a Corte Sant’Andrea, la nascita di una raccolta d’arte che ai pellegrinaggi si ispira in quel di Zorlesco, il restauro di chiese, la nuova segnaletica.Non è un percorso che durerà lo spazio di un momento. Si tratta di progetti che puntano lontano, che vogliono dare prospettiva al territorio.Proprio come lo sguardo dei pellegrini che camminano per ore e ore, in silenzio, marciando verso una precisa meta. Camminano intenti, insieme, su sentieri nei secoli calpestati da chi li ha preceduti, certi dell’unica direzione.Pellegrini ieri, pellegrini oggi. Lo stesso bellissimo tramonto con il sole rosso che si nasconde tra i rami dei pioppi e che si riflette sulle acque del Po, che avrà certamente commosso cento, cinquecento o mille anni fa anche tanti viandanti provenienti da tutta Europa.I nostri passi ricalcano le medesime orme di uomini e donne che partivano per Roma, Gerusalemme o Compostela, per chiedere il miracolo del cambiamento, la grazia di un incontro, la speranza di un senso da offrire al proprio personale percorso.Camminare lungo strade forse oggi dimenticate, ma battute nei secoli da folle di pellegrini, assume la valenza di un segno. Sui sentieri dei cristiani del Medioevo, in una fede e una memoria tramandata nello stesso gesto, mille anni dopo.I pellegrini in cammino sulla Via Francigena o verso Compostela dicono di una via cercata e ritrovata tornando alle radici dell’Europa, che sono anche nella ragnatela di sentieri tra Santiago e Roma e i più antichi santuari. E che di milioni di spagnoli, francesi, tedeschi – europei – hanno portato nei secoli le impronte.
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