FOMBIO Ha perso il papà per un tumore,
ora salva una vita donando il midollo

Il gesto di Omar Salvatori: «Dopo il funerale mi sono ricordato di un incontro con l’Admo quando andavo a scuola, e mi sono iscritto»

Omar Salvatori è un po’ come un super eroe, ma senza i poteri. Niente ragnatele alla Spiderman, niente batmobile alla Batman e nemmeno una forza smisurata alla Superman. Omar Salvatori (e ce l’ha scritto nel cognome) ha salvato una vita “solo” con l’arma della generosità, più potente di tutto il resto. Come? Una settimana fa ha donato il midollo osseo per un paziente italiano, «so solo che è un uomo e che pesa 90 chili, niente di più». Il giovane, classe 1990, è entrato a far parte della “scuderia” Admo (Associazione donatori midollo osseo) per un motivo ben preciso: dare ai malati di leucemia o linfomi la possibilità di lottare, quella possibilità che invece a suo padre è stata negata.

«Mi sono iscritto all’Admo l’anno scorso - racconta il metalmeccanico, nato a Codogno ma cresciuto a Casale -. Mio padre è morto di cancro nel 2013, aveva solo 49 anni e non ha avuto la possibilità di lottare. Piano piano, quando ho superato il trauma, ho capito che potevo fare la mia parte e fare in modo che qualcuno avesse quell’opportunità di combattere che purtroppo mio papà non ha avuto. Mi sono ricordato che una volta, quando frequentavo la scuola superiore di agraria a Codogno, è venuto un medico a parlarci della donazione di midollo osseo e così mi sono rivolto all’associazione». Omar è sposato e oggi vive a Fombio, a settembre compirà trent’anni. Un mese fa ha ricevuto la telefonata di una dottoressa dell’ospedale San Matteo di Pavia: «Non ricordo esattamente la chiamata, perché mi sono agitato un pochino - ricorda il giovane -, ma non ho avuto nemmeno un piccolo tentennamento, anche perché basta pensare a chi c’è dall’altra parte per farsi passare qualsiasi pensiero. Nel corso delle settimane precedenti alla donazione ho fatto diverse visite, a cui sono seguite le iniezioni con fattore di crescita». Infine, è arrivato il grande giorno: il 23 luglio Omar è andato al San Matteo per la donazione. «L’ho fatta da sangue periferico, è durata circa due ore. Non mi sarei mai aspettato di donare, mi ero immaginato una cosa diversa».

Omar è uno dei fortunati che ha provato la gioia di poter strappare alla morte una persona, uno sconosciuto che gli sarà per sempre riconoscente. A quel paziente, lui ha regalato un futuro. «In tutto questo tempo ho pensato davvero a tante cose - riflette il 29enne -. Mi hanno detto che potevo scrivere un biglietto alla persona che aveva bisogno del trapianto, alla fine sono riuscito a buttare giù solo poche righe, le cose da dire sarebbero state tante, ma troppo difficili da organizzare».

I pazienti in ospedale sanno che ci vorrebbero molte più persone come Omar, solo uno su centomila è il “tipo giusto” per chi è in attesa di trapianto. «Quella persona potresti essere tu», ricorda sempre l’Admo, alla costante ricerca di donatori di midollo. I volontari di Lodi si stanno preparando per le prossime iniziative, l’obiettivo, nemmeno a dirlo, è sempre lo stesso: salvare vite.

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