Famiglie, unica risorsa. È giusto?

Ancora una volta le famiglie italiane risultano in uno stato di sofferenza. I nuclei familiari percepiscono un declino della loro condizione economica e non si riscontrano politiche adeguate. Ci si chiede: fin quando le famiglie potranno continuare a essere una risorsa per il nostro tessuto sociale? La pressione subita è indicata da due rilevazioni, rese pubbliche nel giro di pochi giorni.

Da una parte l’Istat mostra lo scoraggiamento dei nuclei familiari nei confronti della propria situazione economica.

I consumatori, dice un’indagine periodica, esprimono giudizi negativi rispetto alla situazione attuale e la loro fiducia scende ancora più rapidamente quando guardano al futuro.

Infatti il saldo tra quelli che rispondono in modo positivo e quelli che rispondono in modo negativo rispetto alla propria situazione economica infatti scende da -43 a -44 e la flessione è ancora più ampia per le prospettive future (da -13 a -17), senza contare che il saldo delle risposte sulle opportunità di risparmiare nei prossimi 12 mesi scende da -50 a -59.

In sintesi l’Istituto di ricerca ribadisce le difficoltà per le famiglie di tirare avanti la carretta in una situazione di crisi che non accenna a terminare, ma ciò che risulta più grave è la visione pessimistica per il futuro.

Dall’altra parte uno studio dell’Ocse rileva l’irrisorio investimento pubblico che l’Italia dedica alla famiglia: nel nostro Paese è appena l’1,4% del Pil, contro il 3,7 della Francia, il 3,6 della Gran Bretagna e il 2,8 della Germania.

Nel rapporto si sottolinea come a subire le conseguenze maggiori della scarsa attenzione della politica siano i più deboli: i bambini che nascono appartengono spesso a famiglie monoreddito, più povere delle altre; inoltre le mamme di frequente sono costrette a rinunciare al lavoro perché in Italia ancora non attecchisce un’idea adeguata di flessibilità.

Come si può notare è un cane che si morde la coda.

Il sistema di welfare italiano spesso tesse le lodi delle nostre famiglie capaci di assistere gli anziani soli non autosufficienti in casa, capaci di ammortizzare gli effetti della precarietà giovanile mantenendo le spese dei propri figli che continuano ad avere collaborazioni senza progetto, sovvenzionando le giovani coppie che altrimenti non riuscirebbero mai a dare un anticipo per acquistarsi una casa, oppure garantendo per loro nel contrarre un mutuo.

Le stesse famiglie che poi aiutano i genitori ad accudire i figli, dato che la scuola non ha gli stessi orari degli altri posti lavorativi.

Gli ultimi dati sembrano rilevare una stanchezza, perché mancano un orientamento per il futuro e un sostegno nel presente.

Viene il dubbio, però, che le politiche per la famiglia, più che la logica della sussidiarietà, seguano la logica della deresponsabilizzazione.

E purtroppo pare che ad un certo punto anche la famiglia inizi a sentire stanchezza.

© RIPRODUZIONE RISERVATA