Famiglie, crisi e scelte di buonsenso

In questo mese di luglio l’Istat ha diffuso un comunicato “I consumi delle famiglie anno 2011”. La spesa media mensile per famiglia nel 2011 è stata pari a 2.488 in aumento in valori correnti dell’1,4% rispetto al 2010; tenuto conto dell’inflazione e della variazione del fitto figurativo (a coloro che vivono nella abitazione di proprietà viene chiesto di indicare il valore del canone mensile che potrebbero ottenere affittando l’abitazione) la spesa, in termini reali, risulta stabile o in leggera flessione.Le principali voci di spesa in ordine di importanza sono: le spese per abitazione (28,9% sul totale), per alimentari e bevande (19,2%), per trasporti (14,2%), altri beni e servizi (10,2%), abbigliamento e calzature (5,4%), combustibili e energia elettrica (5,2%), arredamenti elettrodomestici e servizi per la casa (5,1%).Rispetto al 2010 le famiglie hanno aumentato i consumi alle voci: abitazione, alimentari e bevande, trasporti. Hanno tagliato le spese principalmente nel settore abbigliamento e calzature, per gli arredamenti elettrodomestici e servizi per la casa, nei combustibili ed energia elettrica, nelle spese per altri beni e servizi e per il tempo libero. Si mantengono stabili le voci per la cultura e l’istruzione,quelle per le comunicazioni e la sanità.Dai dati dettagliati possiamo ricavare le seguenti considerazioni:1) Le famiglie hanno usato il buon senso in tempi di crisi tagliando le spese meno necessarie: in particolare hanno utilizzato l’abbigliamento presente negli armadi a volte condividendo gli abiti nella cerchia di amici e parenti, sono state attente ai consumi dei combustibili e chi ha potuto ha anche rinnovato gli impianti di produzione di calore e di energia, hanno rinviato il cambio degli elettrodomestici e dei mobili. Le altre spese relative alla vita sociale hanno subito un leggero calo frutto di maggiore attenzione e alla stabilità dei prezzi2) I consumi alimentari sono leggermente diminuiti in quantità con una maggiore attenzione al recupero degli avanzi; solo il 5% delle famiglie ha diminuito la qualità degli acquisti correndo così il rischio di mettere a repentaglio la salute.3) I consumi rimangono stabili nella salute e nell’istruzione ambiti necessari a preservare il proprio futuro, nelle comunicazioni (in questo caso grazie al calo delle tariffe nell’unico settore dei servizi dove la concorrenza è efficiente).4) L’incremento della voce trasporti è causata dal prezzo di carburanti, delle assicurazioni, dai biglietti dei mezzi di trasporto. È prevedibile per i prossimi anni un calo di questa voce di spesa per effetto della diminuzione delle vetture immatricolate. Dai primi dati del 2012 sembrerebbe che le nuove immatricolazioni siano inferiori alle rottamazioni di autovetture. 5) Un discorso a parte riguarda la casa dove i consumi delle tre voci che la interessano (abitazioni, combustibili e energia, arredamenti e mobili) raggiungono il 39,2%. Incidono negativamente su questa voce gli affitti che malgrado gli anni di crisi non sono diminuiti, le spese condominiali che aumentano per via delle normative, dei lavori condominiali (alcune volte da considerarsi come investimenti se destinati al risparmio energetico) e a volte dalle liti tra condomini. Le famiglie che vivono in abitazioni di proprietà sono pari al 72,4% del totale del campione, in calo rispetto al 73,6% del 2010. Il 16% delle famiglie che vivono in proprietà paga un mutuo e la rata media è pari a 514 euro mensili in aumento rispetto ai 494 del 2010. Questa voce di bilancio, che non è considerata una spesa per consumi, interessa circa 2.906.000 famiglie. Nei prossimi anni il mercato della casa subirà profonde trasformazioni e, analogamente a quanto sta succedendo con il mercato delle automobili, i proprietari cercheranno di far scendere la spesa dal 39,2% verso valori più sostenibili. In questa trasformazione risulteranno coinvolte le diverse classi generazionali e coloro che possiedono più di un abitazione riproponendo un dilemma con cui si sono confrontati tutti i giovani: è il patrimonio che dà la stabilità legando le persone al territorio, oppure è la competenza e la voglia di lavorare nei mercati più dinamici che assicura lo sviluppo?

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