Famiglia, figli e fisco: da cambiare

Una “lettera aperta” del presidente del Forum delle Famiglie al governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi, per condividere una domanda, ma anche per suggerire delle risposte. “Quale Paese lasceremo ai nostri figli?” si è domandato il governatore Draghi al termine della sua relazione annuale all’assemblea della Banca d’Italia. Una domanda che certamente esige una risposta realistica e soprattutto coraggiosa. Quei “figli” definiti negli ultimi anni in modi diversi, da “bamboccioni” a “precari”, ma soprattutto quei “figli” che sono la gioventù di oggi e del domani e che quindi saranno l’ossatura della vita politica, economica, sociale e culturale del nostro Paese. Ma forse anche qui “figli” che non nascono più per paura dei genitori, perché loro, forse un po’ sbrigativamente, alla domanda di Draghi hanno già risposto, non intravedendo un “futuro” per i propri “possibili” figli.Tutti sono d’accordo su una riforma fiscale necessaria e urgente, ma forse occorrerà capire anche quali siano le strade da percorrere per una riforma equa e davvero coraggiosa. Il coraggio, infatti, non sta solo nel tagliare le aliquote o nello spostare qualche soldo da una parte o dall’altra, il coraggio sta nell’individuare quali politiche percorrere per garantire davvero un futuro al nostro Paese. Se ci pensiamo bene, infatti, anche una riforma che apparentemente può sembrare solo tecnica, in realtà si basa su scelte culturali ben precise.È qui che si inserisce la provocazione del Forum delle famiglie, quando in un recente documento parla di “Fattore Famiglia” che deve essere chiaramente tenuto presente anche nella riforma del fisco.“Fattore Famiglia”, infatti, vuol dire ridurre la pressione fiscale alle famiglie con i figli, vuol dire considerare i figli in una famiglia non un “peso” economico, ma un “investimento”, vuol dire garantire possibilità di studio e di ingresso nel mondo del lavoro per i figli senza pesare esclusivamente sulla famiglia.Forse, a questo punto, occorrerà partire ancora più a monte, tenendo presente (ecco l’aspetto culturale) cosa si intende davvero oggi per “famiglia”, considerando il suo ruolo sociale, culturale, educativo. Forse è la rivoluzione di uno Stato, non solo del fisco. Dai lontani anni del boom economico, infatti, si è voluto imboccare la strada dei tanti “servizi” che lo Stato garantisce alle famiglie per i figli, per consentire ai genitori di lavorare e quindi di guadagnare. Forse bisognerà cambiare rotta: garantire che siano davvero i genitori i primi “educatori” e oseremmo dire “tutor” dei figli, assicurando loro quelle detrazioni che possono permettere anche un posto di lavoro in meno, ma certamente un investimento in più. L’investimento più coraggioso, quello sui figli, quindi sui giovani, quindi sul futuro. Tutto il resto è solo un calcolo matematico, non una riforma.

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