ESTERI Incubo Afghanistan, il terremoto e i soccorsi inadeguati

Lodi ha un lungo rapporto di solidarietà con il popolo afghano, che si spera prosegua anche in questo momento di difficoltà

Il sisma di magnitudo 6 ha avuto epicentro nella provincia di Paktika, secondo l’agenzia meteorologica del Pakistan, a una profondità di 10 chilometri. Le stime sono di oltre mille morti, ma il bilancio rischia di essere molto più tragico, visto che le ricerche dei dispersi procedono senza i mezzi necessari, spesso soltanto a mano, nei cinquanta villaggi di montagna spazzati via dalla furia del terremoto.

I soccorritori sono arrivati con i pochi elicotteri messi a disposizione dal governo talebano, ma i lavori di soccorso sono segnati dalla partenza dal Paese delle organizzazioni umanitarie internazionali, causata dalla presa del potere da parte dei talebani nell’agosto scorso. Molti governi, inoltre, non sono propensi a trattare direttamente con gli integralisti islamici a Kabul.

Il Lodigiano aveva accolto una trentina di profughi dopo la presa di potere dei talebani in Afghanistan, lo scorso anno. Non erano stati diffusi i nomi, perché la Prefettura aveva comunicato che alcuni di loro erano legati al vecchio governo, e si temevano ripercussioni sulle famiglie rimaste nel paese. I rapporti tra l’Afghanistan e Lodi sono di lunga data, e sono sempre state improntate al desiderio di impegnarsi per la pace e la cooperazione internazionale. Nel 2010, Najla Ayubi , allora direttrice dei programmi sui diritti umani e i problemi femminili dell’Afghan Women Network, era stata ospite in città insieme ad Abdul Khalil Narmgu i , medico e giornalista afghano, per un incontro con gli studenti e una serata di approfondimento sulla guerra. In quell’occasione avevano incontrato anche l’allora sindaco e attuale ministro della Difesa Lorenzo Guerini .

Un anno dopo la guerra civile che ha insanguinato il paese, quest’angolo di mondo torna a soffrire. Secondo le ultime agenzie (LaPresse/AP; h 9.07), i talebani non avrebbero chiesto ufficialmente alle Nazioni Unite di mobilitare le squadre di ricerca e soccorso internazionali, né di ottenere equipaggiamenti dai paesi vicini da affiancare alle poche ambulanze ed elicotteri inviati da Kabul. A riferirlo è Ramiz Alakbarov , vice rappresentante speciale Onu per l’Afghanistan.

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