Esami di stato, tipologie impegnative

A una prima sommaria lettura, ai candidati impegnati negli esami di Stato, sono apparse piuttosto complicate le quattro tipologie proposte per la prova di Italiano. Col passare dei minuti però noto che la tensione iniziale lascia lo spazio a un più sereno approccio ai contenuti proposti, così ogni tipologia, (con le facce più distese), ha dato occasione di riflettere e di impostare un proprio pensiero. Qualche perplessità mi rimane sull’analisi del testo. Quanti studenti hanno avuto modo di approfondire la cultura mitteleuropea e la letteratura del «mito asburgico» di Claudio Magris, da taluni definito un illustre sconosciuto? Tanti o pochi forse questo va preso come dato secondario. Ciò che invece non può essere considerato un dettaglio è la richiesta di un’analisi complessiva del testo proposto con ricerca di riferimenti ad altri testi di altri autori del novecento. Un bel grattacapo per chi si è cimentato con questa tipologia. Più abbordabile la tipologia sulla redazione di un saggio breve. In questo caso le consegne spaziano tra ambiti diversi, dando possibilità a ciascun candidato di ritrovarsi in un argomento più sentito per interesse culturale o perché più semplice da contestualizzare. E in effetti un “saggio breve” o un “articolo di giornale” consente comunque al candidato di ritrovare in uno degli ambiti proposti un adeguato spazio di riflessione. Il problema è piuttosto un altro. Quanti ragazzi sono in grado di discutere sul progetto «Brain» voluto dal presidente degli USA, Barack Obama per l’ambito tecnico-scientifico e quanti conoscono bene Elias Canetti o Remo Bodei per l’ambito artistico-letterario; quanti sanno qualcosa di Raghuram G. Rajan o Paul Krugman e Zingales per l’ambito socio-economico e quanti di Fritjof Capra proposto per il tema di ordine generale. Documenti interessanti che vanno però contestualizzati attraverso la conoscenza degli autori. E con molta probabilità qui nascono le prime difficoltà. E’ pur vero che le problematiche socio-economiche di oggi sono sotto gli occhi di tutti. I ragazzi ne sono consapevoli vuoi perché facilmente coinvolti da specifiche situazioni personali, (non c’è nucleo famigliare dove non ci sia un giovane alle prese con le difficoltà di trovare un posto di lavoro), vuoi anche perché continuamente bombardati dai mass-media sempre più presenti su questo ambito con inchieste e reportage di un certo livello. I documenti proposti, indipendentemente dall’autore, descrivono molto bene l’attuale realtà sociale fatta di depressione economica, disoccupazione giovanile, incertezza sul futuro, precarietà dei posti di lavoro. Molte famiglie vivono con comprensibile preoccupazione il menage quotidiano e questo stato d’animo viene mutuato dai ragazzi con una certa consapevolezza, ben sapendo il prezzo che la famiglia paga in termini di angoscia e ingiustizia. Ce ne abbastanza per cadere in depressione psicologica. Le difficoltà del vivere quotidiano portano, talvolta, a gesti disperati dove l’amarezza si unisce all’umiliazione fino a cancellare la dignità di una persona. Se il rischio è elevato, la situazione è insopportabile. Gli argomenti proposti nell’ambito socio-economico sono oggetto di interessanti e ampi spazi di riflessione. Alla base di questa intuizione c’è la mia personale convinzione che i ragazzi vivono l’incertezza esistenziale con più sensibilità di quanto si possa immaginare. Penso che i giovani, sempre pronti a provocare, cercano nella provocazione una particolare forma di autodeterminazione piuttosto che il senso della rivolta. Ma tant’è che lo scontro con il mondo è inevitabile, e in questo scontro finiscono tutti. Eppure un qualche merito bisogna loro riconoscere. Con la loro reattività hanno di che farci riflettere. Cosa hanno fatto i politici per assicurare alle nuove generazioni un futuro sereno e prospero? Che esempi gli adulti continuano a offrire ai giovani? Come sovvertire le regole in una società occupata in modo così preponderante da valori materialisti ragion per cui uno che ha è destinato ad avere di più e uno che non ha è destinato a perdere quel poco che ha? Sono valori che indeboliscono la società, che scuotono e disturbano le coscienze. La loro presenza dovrebbe inquietare chiunque abbia sentito su di sé il peso delle responsabilità, chiunque pur avendo avuto l’occasione per contribuire al cambiamento, ha preferito languire piuttosto che trovare una valida ragione all’efficacia dei cambiamenti. Ebbene costoro non hanno chance a cui aggrapparsi semplicemente perché il loro pensiero ha finito col degenerare l’efficacia della loro azione. Stiamo attenti a non commettere ulteriori errori. Molti ragazzi conoscono bene il significato dell’acronimo «BRICS» e le questioni legate ai paesi in via di sviluppo; conoscono bene i fatti storici collegabili al periodo della strategia della tensione culminato con il rapimento e l’uccisione di Aldo Moro; sanno di capitalismo finanziario e di stratta creditizia con tutte le ricadute sul tessuto sociale ed economico; sanno di rapporto tra Stato e mercato e di modello keynesiano. Certamente la conoscenza di questi contenuti non può prescindere dalla conoscenza degli autori che di tali contenuti sono la massima espressione. Sbaglia chi sottovaluta questi ragazzi e forse in certi casi e per certe situazioni è pure sbagliato sopravvalutarli. Ma non releghiamoli sempre nell’alveo dell’ignoranza così come propone spesso il comune modo di pensare reso talvolta efficace da certi salotti televisivi. Diciamo pure che al loro isolamento contribuiscono, purtroppo, la famiglia e la scuola perché in esse si registrano i più gravi scollamenti, la carenza di stimoli, la mancanza di aiuto. È pur vero che molti di loro leggono poco o niente, molti rifuggono la partecipazione ai dibattiti a contenuto sociale per rifugiarsi attorno a una “pizzata” ritenuta più salvifica e più salutare. Se per qualcuno sono scarsi lettori, ricordiamoci però che sono anche ottimi navigatori. Non bisogna mai fermarsi alla superficie, dimenticando della profondità d’animo di cui molti giovani sono espressione. Comunque moltissimi ragazzi si sono dichiarati spiazzati dagli argomenti proposti e in tema di crisi pare che una significativa percentuale di candidati abbia scelto la trattazione degli “Omicidi politici” dell’ambito storico-politico. Non c’è che dire. Siamo proprio in crisi.

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