Errori nei depliant, controlli in Provincia

I carabinieri ieri mattina si sono presentati negli uffici della Provincia di Lodi in via Fanfulla per acquisire tutta la documentazione relativa al “caso” degli errori nel depliant della Rassegna gastronomica lodigiana edizione 2011, quando un ristorante di Lodi era stato “vittima” di un’imprecisione nel prezzo del menù, indicato a otto euro in meno, e anche nell’indicazione nel numero di telefono, dato che sul materiale pubblicitario della rassegna a quel ristorante era abbinato il recapito di un’altra analoga attività.

La controversia che contrapponeva i due titolari del ristorante (che lamentavano danni per 9mila euro tra clienti non arrivati, lesione d’immagine e cibi acquistati per nulla), la Provincia di Lodi, titolare del marchio Rassegna gastronomica e la Strada del vino San Colombano e dei sapori lodigiani, braccio operativo dell'organizzazione, è stata ricomposta con una mediazione in Camera di commercio e, si assicura, senza esborso di denaro pubblico.

Ma dovendo comparire in un giudizio, la Provincia aveva dovuto assumere una formale delibera, e questa era stata pubblicata sul sito Internet dell’ente completa di tutti, o quasi, gli allegati, compreso un file pdf di più pagine che riportava anche le fotocopie delle carte d’identità dei due ristoratori. Un allegato che - si ricorda ora in via Fanfulla - era stato rimosso dall'albo pretorio on line non appena l’ente si era reso conto dell’errore. A questo punto però non si esclude che sia stata sporta denuncia per violazione della legge sulla privacy, che prevede anche diverse fattispecie penali.

La questione è ora al vaglio della procura della Repubblica e ieri i carabinieri, trattenendosi in un ufficio per circa un’ora, hanno acquisito elementi che potrebbero essere utili per ricostruire tempi, modi e responsabilità di quella pubblicazione che, se da una parte ha fatto seguito agli obblighi di trasparenza della pubblica amministrazione, dall'altra c’è chi ritiene possa essere andata oltre la diffusione dei dati indispensabili, mettendo in rete anche delle copie, sia pure sgranate e in bianco e nero, di documenti d’identificazione personali.

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