Effetto coronavirus, lo smart working nel 72% delle aziende tra Lodi e Milano, assunzioni bloccate

Export del “triangolo d’oro” in calo del 26% ma altrove va peggio

Le imprese che hanno lavoratori in remoto sono passate dal 28 per cento dell’epoca pre-Covid al 72 per cento di oggi. E Lo smart working si riflette sugli spostamenti per motivi di lavoro che restano ridotti del 29 per cento secondo le rilevazioni di Google rispetto all’inizio dell’anno. Nove aziende su dieci dell’area di Milano, Lodi, Monza e Brianza e Pavia hanno riaperto totalmente a settembre dopo l’emergenza Covid durata fino all’estate, ma un lavoratore su due integra l’attività in presenza con giornate di smart working. Pesante, come prevedibile, l’andamento occupazionale tra aprile e giugno con 210mila assunzioni in meno in Lombardia rispetto allo stesso periodo del 2019. Sono i dati del Centro Studi di Assolombarda pubblicati su Genioeimpresa.it che tratteggiano una situazione ancora di grande debolezza del sistema produttivo, e una debole fiducia nella ripresa.

Nell’area metropolitana di Milano, Lodi, Monza e Brianza e Pavia ha completamente riaperto il 90 per cento delle imprese, con l’88 per cento del personale che è rientrato al lavoro, anche se il 46 per cento ancora svolge parte dell’attività in presenza e parte in smart working. Le imprese che hanno lavoratori in remoto sono passate dal 28 per cento dell’epoca pre-Covid al 72 per cento di oggi. Lo smart working si riflette sugli spostamenti per motivi di lavoro che restano ridotti del 29 per cento secondo le rilevazioni di Google rispetto all’inizio dell’anno. Stanno riprendendo invece da settembre i trasporti, con quelli leggeri ancora sotto di -12 per cento, quelli pesanti di -4 per cento.

Rimane critica la situazione occupazionale. Oltre alle 210mila assunzioni sfumate in Lombardia da aprile a giugno, il ricorso alla cassa integrazione da aprile ad agosto ha visto 490 milioni di ore autorizzate, un record assoluto, di cui 221,7 milioni nei territori di Milano, Lodi, Monza e Brianza e Pavia. La domanda di prodotti lombardi dai mercati esteri è calata da aprile a giugno di -26,9 per cento, confermando un risultato migliore rispetto alla domanda totale mondiale di -31,7 per cento, ma rispetto al potenziale espresso dalle quote di export pre-Covid il risultato è di -22,6 per cento, a conferma del blocco del commercio internazionale. In questo panorama, il dato in crescita è quello dei prestiti bancari alle imprese lombarde, una necessità per fronteggiare le conseguenze della pandemia e la ripresa. A giugno la crescita è di +3,8 per cento. Rimane debole l’indice di fiducia delle imprese. Nel Nord-Ovest l’indice di fiducia del settore manifatturiero è -9 punti, quello dei servizi -5 punti, mentre tra i consumatori rispetto a febbraio l’indice segna -6 punti percentuali.

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