Economia, per fortuna c’è l’export

Nella seconda settimana di luglio è stata diffusa una serie di comunicati in gran parte contenenti dati negativi relativi all’economia italiana. La Federalberghi ha comunicato che nei primi sei mesi dell’anno si è registrato un calo del 2,2% delle presenze alberghiere complessive tra italiani e stranieri. Nel solo mese di giugno il calo dei pernottamenti è stato dell’8,2% per gli stranieri e del 7,1% per gli italiani.

L’Osservatorio Nomisma ha aggiornato le sue previsioni sul mercato immobiliare relativo all’anno 2012. Rispetto al picco massimo raggiunto nel 2006 il numero di compravendite si sono dimezzate tornando ai livelli di metà degli anni 80. Tre le motivazioni indicate: la diminuzione del reddito delle famiglie, la stretta creditizia e le aspettative su ulteriori ribassi nel prezzo degli immobili. I prezzi sono in calo da quattro anni su valori compresi in un intervallo tra il 10 e il 20%. Sono previsti ulteriori cali e il prezzo di vendita in questo momento lo fanno i compratori con in mano la liquidità necessaria per acquistare. Crollano del 30% le compravendite di chi ha stipulato un mutuo per acquistare casa, mentre il calo si riduce del 10% per coloro che acquistano senza la necessità di stipulare un mutuo.

Lunedì 16 luglio l’Istat ha comunicato i dati del commercio con l’estero relativi al mese di maggio 2012 e qui continuano a giungere segnali positivi per l’economia italiana. Il deficit registrato nei primi cinque mesi è di 2,6 miliardi, in forte calo rispetto all’anno precedente (-18,2 miliardi). L’avanzo negli scambi di prodotti non energetici è pari a 25,5 miliardi tre volte più ampio di quello del 2011 (+7,4 miliardi).

Malgrado il rallentamento dell’economia mondiale i volumi delle esportazioni tengono con un calo dello 0,9% nei primi 5 mesi; crollano invece del 10,2% i volumi delle importazioni frutto della politica fiscale restrittiva (aumento delle tasse e diminuzione della spesa pubblica) e della politica monetaria restrittiva in Italia (tassi di interesse elevati per mancanza di fiducia nel sistema paese). I valori medi unitari delle esportazioni aumentano del 4,8% mentre quelli delle importazioni crescono del 5,3%; le imprese italiane sembrano riuscire ad esportare senza sacrificare i margini di guadagno.

Sia nelle importazioni che nelle esportazioni i partner commerciali più dinamici sono i paesi extra Ue e quelli meno dinamici sono i paesi dell’Unione europea. Le politiche fiscali restrittive applicate in tutti i paesi europei finiscono per diminuire gli scambi tra i paesi dell’Unione indirizzando le imprese verso i mercati in espansione. A maggio i paesi più dinamici per le esportazioni sono risultati gli Stati Uniti, i paesi Opec il Giappone, la Turchia e quelli asiatici ad esclusione della Cina che risulta essere uno dei paesi meno dinamici. In calo vistoso ci sono la Spagna, i Paesi Bassi, la Polonia e la Francia. Relativamente alle importazioni, se si eccettua il dinamismo dei paesi Opec per via degli acquisti di energia (che aumentano in valore ma non in quantità) e la stabilità delle importazioni dagli Stati Uniti siamo in presenza di cali diffusi nei confronti di tutti i paesi.

Il saldo della bilancia commerciale continua a essere motivo di speranza e fiducia nella ripresa per il nostro Paese a condizione che la recessione che sta investendo l’Europa non colpisca anche le altre aree del mondo che sono in ripresa quali ad esempio gli Usa e i paesi di nuova industrializzazione (in particolare Cina, Turchia, Brasile). Un calo accentuato del commercio mondiale finirebbe per colpire più di tutti i paesi come l’Italia che stanno riequilibrando la propria bilancia commerciale.

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