È stato un Natale di guerra?

Archi di luce brillano in alto sulle vie delle nostre città; code, clacson, gente carica di pacchi come nelle migliori tradizioni degli anni cosiddetti migliori. E nel cuore, per qualcuno, magari lo struggente ricordo di Natali d’antan che non torneranno. Per tutti quest’anno, oltre a recenti preoccupazioni di natura finanziaria, la sensazione di pericolo imminente, certo legittimata dai tragici eventi che insanguinano il mondo, ma in qualche misura gonfiata dallo straordinario effetto ingranditore dei mezzi di comunicazione, soprattutto televisione, internet e compagnia cantante. Indubbiamente quando, appunto la tv o internet, ci mostrano nei servizi sul Giubileo per prima cosa l’immagine di un’autoblindo con relativo equipaggio in tuta mimetica e mitra imbracciato, la nostra sensazione è quella di un mondo alla rovescia. Mi si permetta una citazione dal caro e sempre attuale Don Lisander: nel raccontarci l’entusiasmo che accoglieva il cardinale Federigo Borromeo all’ingresso in Duomo e nelle sue visite pastorali, il Manzoni, dopo aver riferito che per proteggere l’incolumità del prelato occorreva a volte sfoderare le spade, scrive : “Tanto c’era in que’ costumi di scomposto e di violento che, anche nel far dimostrazioni di benevolenza a un vescovo in chiesa, e nel moderarle, si dovesse andar vicino all’ammazzare”. (I Promessi Sposi, cap. XXV). E allora perlomeno, si trattava di entusiasmo...I nostri sono di sicuro tempi piuttosto bui, e a rischiararli non servono le luminarie fini a se stesse: viene davvero da chiedersi se questo è un Natale di guerra, un po’ simile a quelli che chi scrive ricorda di avere vissuto bambina . Non è qui il caso, e non ne avrei la capacità, di addentrarci in analisi politiche, valutando il pro e il contro, il torto e le ragioni, le colpe attuali e remote dei vari Paesi, la crudeltà di ogni terrorismo e di ogni guerra. Però, come si fa a non provare una consolante emozione davanti alla gioia dei bimbi quando salgono sul trenino che li porterà a vedere la Casa di Babbo Natale ? (probabilmente lo confondono con Gesù Bambino, ma avranno tempo per correggersi). Come si fa a non voler condividere la felicità di una coppia di innamorati, precari forse sì - forse anche nel loro sentimento com’è di tanti giovani oggi - ma protesi a gustare il mondo e la vita? E naturalmente potrei continuare. Il pessimismo e la diffidenza oggi serpeggianti nei rapporti interpersonali non sono atteggiamenti positivi, ma non lo è nemmeno il fuggevole sollievo degli acquisti compulsivi, lo stordimento dei divertimenti coatti.Noi, smarriti in questa minuscola porzione dell’universo, dovremmo proprio impegnarci a ricercare e magari a trovare, o ritrovare, Lui, un Dio generoso che si è fatto uomo come noi. Nessuno di noi è senza peccato (tutti abbiamo le nostre piccole o grandi cattiverie) però dovremmo anche comprendere a fondo che il male – perfino in periodi come questo dove ci sembra a volte prevalere su tutto – è sempre la punta malvagia e marcia di un iceberg fatto di amore e di bellezza.

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