È possibile progettare

l’integrazione

Sono 50 milioni di euro: è la cifra stanziata nei giorni scorsi dal bando Pon (Programma operativo nazionale) per progetti di inclusione sociale e integrazione, penultimo tra i bandi del Piano lanciato a gennaio dalla ministra Valeria Fedeli per una scuola più aperta, inclusiva e innovativa, con ben 840 milioni in gioco. L’obiettivo del nuovo bando è quello – spiega il Ministero – di valorizzare le differenze, promuovere l’integrazione, il dialogo interreligioso e interculturale per costruire una maggiore coesione sociale. Per questo si tratta – è ancora il Ministero a precisare – di “sostenere lo sviluppo delle capacità relazionali delle ragazze e dei ragazzi e la partecipazione delle famiglie nella costruzione e nell’attuazione delle attività di scambio e confronto fra culture”. I destinatari del bando saranno – dice Viale Trastevere – “alunne e alunni, giovani adulte e adulti con cittadinanza non italiana, ma non solo”. Importante è che si lavori sempre in gruppi eterogenei, cosa che dovrà favorire vero scambio e integrazione. Le scuole e i Centri per l’istruzione degli adulti potranno partecipare al bando per conto proprio o realizzando reti che dovranno obbligatoriamente comprendere tre scuole e almeno un ente locale e un ente senza scopo di lucro competente sulle tematiche oggetto del bando. Si tratta, dunque, di estendere e condividere le proposte avanzate. Tant’è che – insiste ancora il Ministero – ogni iniziativa dovrà prevedere “un momento di condivisione con la cittadinanza, anche in sinergia con amministrazioni locali, società civile e altri soggetti, per una scuola aperta e che sia comunità educante di riferimento per il territorio”.

Piace risentire quel termine “comunità educante”, che se non è andato in disuso certo non è più così in auge come in passato. E che immediatamente richiama la condivisione del compito educativo, la consapevolezza che non si può educare se non insieme, sia pure con compiti differenti a seconda delle diverse agenzie. E anche l’impegno a mantenere la diversità dei compiti merita un’attenzione speciale, in modo da non chiedere, ad esempio, alla scuola quel che non può fare. Sul tema integrazione la scuola ha molto da dire. Così insiste la ministra Fedeli: “È a scuola che studentesse e studenti, famiglie e comunità con storie diverse possono imparare a conoscere le diversità culturali e religiose, a superare le reciproche diffidenze, a sentirsi responsabili di un futuro comune. Le scuole possono diventare laboratori di convivenza e di nuova cittadinanza”.

Tra le attività che elenca il Ministero come finanziabili dal bando ci sono laboratori di lingua italiana, ma anche di musica, street art, teatro e attività motorie… E poi corsi di insegnamento o mantenimento della lingua d’origine, “anche in collaborazione con le associazioni delle comunità straniere”. Programmi per lo sviluppo delle competenze digitali, di quelle legate all’imprenditorialità, anche come forma di orientamento al lavoro dei giovani.

Per i progetti (da presentare dal 15 maggio al 3 luglio prossimi) le scuole e le reti potranno ricevere fino a 110 mila euro, mentre per i Centri provinciali per l’istruzione degli adulti (CPIA) e le istituzioni scolastiche che hanno corsi di istruzione per adulti, comprese le sedi carcerarie, il finanziamento massimo potrà essere di 45 mila euro.

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