È il giorno della liberazione

Nel quadro politico venutosi a creare con le dimissioni di Berlusconi, le elezioni anticipate premierebbero molto probabilmente il centrosinistra. Ma c’è l’Italia prima di tutto e la consapevolezza di essere sul punto più esposto di una crisi seria e difficile, ci porta a sostenere la necessità di un governo di emergenza e di transizione, con l’obiettivo di mettere l’Italia nelle condizioni di poter affrontare la crisi economica che stiamo vivendo e la cui sottovalutazione è all’origine del fallimento di Berlusconi. Quello che nascerà, quindi, non sarà un governo né di larghe intese né da grande coalizione, ma un esecutivo nel quale potranno esserci le tracce di alcune cose che dobbiamo fare e nel quale ognuno dovrà prendere la sua parte di responsabilità. E’ chiaro, infatti, che la grande opera di ricostruzione della quale necessita il Paese potrà avvenire solo con il sostegno del popolo, cioè solo con le elezioni.La data del 12 novembre è comunque una data storica, perché l’impressione che si ha è quella della fine di un ciclo, quello della Seconda Repubblica, fondata «da» e «su» Berlusconi, che si chiude per implosione, e com’era nata finisce, cioè in seguito a un trauma esterno. Sorta dall’incalzare di Tangentopoli e, prima ancora, dagli effetti della caduta del muro di Berlino, trova oggi, nella crisi globale dei mercati e dell’impatto sulle economie più vulnerabili, la sua fine; per certi versi misera, come la caduta di ogni impero, travolto da scandali e dall’incapacità del centrodestra di dare risposte all’emergenza economica, solo l’altro giorno addirittura negata con dichiarazioni farneticanti sui ristoranti pieni e sugli aerei affollati, che hanno avuto il sapore di uno schiaffo in piena faccia.Non solo l’opposizione in Parlamento e nel Paese è all’origine di una svolta che ci auguriamo possa permettere al Paese di raggiungere quella maturità politica e istituzionale che è stata seriamente messa in crisi negli ultimi anni, attraverso un confronto falsato e ideologico, ma anche quella dei mercati e dei leader europei, delle Borse, della Bce e della Ue. In tale situazione è al Presidente Napolitano e cioè alla figura istituzionale dotata del maggior grado di fiducia presso gli elettori, ma anche in ambito internazionale e sui mercati, che va il merito di aver dimostrato al mondo che il nostro Paese è credibile e può avere la forza di reagire. Ciò gli ha consentito di orientare la crisi. Ha scoraggiato le elezioni anticipate, che altrimenti avrebbero lasciato per mesi il Paese senza risposte all’emergenza, in preda a conflitti laceranti. Ha sostenuto e imposto l’ipotesi di un governo che si pone l’obiettivo di un largo sostegno parlamentare, esterno ed estraneo alle pressioni politiche e dell’opinione pubblica. In grado, per questo, di redigere e realizzare provvedimenti efficaci ma anche impopolari, che l’attuale maggioranza non è riuscita ad affrontare.E’ evidente che i problemi non sono affatto risolti, ma oggi possono essere affrontati e lo stesso Pd sarà messo a dura prova nei prossimi mesi e solo se avrà la forza di esprimere la propria capacità di riformare il Paese, davvero sull’orlo del baratro, potrà essere compartecipe di quella rinascita politica necessaria all’Italia. Si, perché in tutto ciò gli elementi di rischio ci sono e sono evidenti. Tutti i soggetti coinvolti in questa fase non sono «politici», anzi, sono esterni alla «volontà del popolo sovrano», che della politica non si fida più, anche a causa di una legge elettorale da cambiare al più presto. Tutto ciò, naturalmente, avviene in una crisi di sistema, a sua volta riflesso della crisi del berlusconismo e di Berlusconi.Come e se usciremo da questa situazione lo vedremo nei prossimi mesi, mentre con quale forza Monti riuscirà a governare l’Italia lo vedremo sin dai prossimi giorni. Siamo di sicuro in un passaggio delicato, perché l’agenda delle riforme toccherà punti spinosi sui quali il dibattito nel Paese sarà aspro. In tale quadro noi ci impegneremo nella consapevolezza che i temi della redistribuzione e dell’equità sociale dovranno essere i pilastri di riferimento dell’esecutivo, ma anche nella certezza che ci sarà bisogno di un forte mandato popolare se il Paese vorrà tornare a correre, così come l’orgoglio degli Italiani pretende per una grande Nazione come la nostra.

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