E adesso la parola alla politica

Se le anticipazioni corrispondono al vero, il governo non acconsentirà deroghe sulla soppressione delle Province. Questo significa che la Provincia di Mantova non potrà rimanere autonoma, sarà aggregata a quelle vicine e verrà creata d’ufficio la nuova realtà provinciale di Lodi-Cremona-Mantova, con capoluogo Cremona una simile soluzione il Lodigiano, con i suoi 230.000 abitanti, sarà il territorio che avrà meno voce in capitolo, in quanto è facile presumere che il numero dei consiglieri provinciali futuri verrà assegnato sulla base del peso numerico dei singoli territori. Poveri noi. Se poi la prossima primavera, a seguito del referendum che si terrà nella Provincia di Piacenza e che ha come argomento se rimanere o no con l’Emilia Romagna oppure entrare a far parte della Lombardia – Piacenza non vuol saperne di essere incorporata a Parma – i piacentini dovessero decidere di diventare lombardi, allora si innescherebbe un problema ancora di più vasta portata. Infatti Piacenza verrebbe aggregata alla Provincia confinante, che sarebbe la nostra, quella di Lodi-Cremona-Mantova. E a quel punto il Lodigiano finirebbe per avere il peso di un francobollo. Con una voce in capitolo uguale a zero.

A preoccuparci sono soprattutto gli uffici attualmente aperti al pubblico e i servizi territoriali: cosa resterà a Lodi? Verrà tutto chiuso e gli utenti dirottati a fare la coda a Cremona o, in futuro, a Piacenza?

Si dirà che oggi, con Internet e la telematica, si fa tutto, anche i certificati rilasciati dagli uffici pubblici. Ma questo è solo un auspicio, perché nei municipi più sperduti le carte d’identità vengono compilate ancora a mano e in tante nostre realtà Internet funziona con la velocità di un cammello che attraversa il Sahara.

L’unica soluzione possibile, a questo punto, è mettere le cose in chiaro fin dall’inizio circa la costituzione della nuova realtà territoriale, e chiedere che le sedi provinciali attuali rimangano aperte in tutte e tre le città, per assicurare i servizi alla cittadinanza. Tra l’altro, qualora i dipendenti provinciali di Lodi e Mantova dovessero essere concentrati su Cremona, quest’ultima non avrebbe spazio sufficiente per accoglierli e non sarebbe in grado di assicurare ad essi neppure una scrivania a testa dietro la quale sedersi.

La parola dunque passa alla politica, i cui esponenti dovranno gestire con intelligenza e piglio manageriale questa fase di transizione, senza perdersi negli inutili blabla e battersi affinché nasca una Provincia veramente nuova, e non un territorio caratterizzato da una città capoluogo che ingloba le aree delle Province soppresse. I rappresentanti del Lodigiano dovranno dimostrare di avere un forte attaccamento alla nostra terra, e dovranno combattere affinché nessuno venga a metterci il piede sopra la testa. Vorremmo poter contare, in questo frangente, anche sui nostri rappresentanti in regione Lombardia che negli ultimi anni hanno ottenuto ben poco a vantaggio del territorio. In particolare da qualcuno di essi ci saremmo aspettati molto di più.

Quanto all’identità, alla storia, al timbro del Lodigiano, quelli non verranno mai meno. Sono insiti nell’aria che si respira dentro i nostri municipi, corrono ai piedi delle torri degli antichi castelli, danzano all’ombra dei cento campanili che si innalzano dall’argine maestro del Grande fiume fino alla periferia della città metropolitana.

Non ci sono riusciti la tassa sul macinato né le cannonate di Bava Beccaris a spegnere l’identità lodigiana, non ce la faranno neppure in questo frangente. Anche perché attualmente rispetto al passato, tra le istituzioni del territorio, ce n’è una che prima non esisteva e che oggi incarna più che mai lo spirito della lodigianità. Si tratta del giornale che state leggendo. Non temete, su questi argomenti non ci saranno né Cremona né Mantova a farci cambiare idea. Il nostro territorio dovrà essere trattato con lo stesso rispetto e lo stesso peso degli altri. E su questo non indietreggeremo di un passo.

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