Durante i mesi bui del Covid-19 sei sacerdoti lodigiani se ne sono andati

Nella lunga lista delle vittime anche i pastori della diocesi

Sono sei i sacerdoti della diocesi di Lodi mancati nel tempo del coronavirus. Due di loro hanno di certo contratto il Covid.

Don Carlo Patti, 66 anni, è stato il primo sacerdote della diocesi di Lodi a spirare con una diagnosi di polmonite da coronavirus. È accaduto il 17 marzo al San Raffaele, dopo quindici giorni di degenza. Don Carlo era da pochi mesi parroco di Borghetto e Casoni, in precedenza lo era stato di Salerano, Casaletto e Santa Maria in Prato. In queste comunità le campane sono suonate a festa il 20 marzo, alle 15 di un venerdì di Quaresima, come saluto al loro sacerdote che veniva tumulato – alla presenza di pochissime persone come decretato nell’emergenza sanitaria - nella nativa Boffalora. Al “Cittadino” sono arrivati ricordi da numerosissime persone che lo ringraziavano: don Patti era stato rettore del Collegio vescovile, presidente della Fondazione Scuole diocesane, cappellano delle Figlie dell’Oratorio, superiore della Casa Sacro Cuore, collaboratore a Mairano e Gugnano e all’Addolorata in Lodi.

Nella notte di mercoledì 18 marzo è mancato invece a Sant’Angelo don Gianni Cerri, 85 anni. Da pochi mesi viveva nella casa per preti anziani e ammalati, che si trova accanto alla casa di riposo “Fondazione Madre Cabrini” di Sant’Angelo, e da qualche giorno aveva la febbre. È stato tumulato nel cimitero di Sant’Angelo, città dove era nato il 24 luglio 1934. Don Gianni aveva ricevuto l’ordinazione sacerdotale l’11 giugno 1960, dunque sessant’anni di vita da prete. Era stato vice parroco a Maiano, Quartiano, Orio Litta, Somaglia, parroco a Castellambro e a lungo a Valera Fratta e Postino. A Valera, dove aveva costruito l’oratorio, ha collaborato fino al 2015; è poi stato di supporto a Sant’Angelo sia nella parrocchia della Basilica, a fianco della quale abitava, sia per quella di Maria Madre della Chiesa.

Stessa età di don Cerri, stesso nome di battesimo, stessa data di ordinazione e stesso luogo di residenza: don Gianni Bergamaschi è spirato due giorni dopo il confratello, nella casa di riposo di Sant’Angelo, dove viveva dal 2017, venerdì 20 marzo 2020. Don Bergamaschi era nato a Somaglia il 22 settembre 1934. Era stato sacerdote a Villanova, Casalpusterlengo, San Fereolo in Lodi, Sant’Angelo, Calvenzano, Ossago (per quindici anni), San Rocco al Porto e Mezzana. Proprio San Rocco nel 2017 gli aveva conferito il Navarolo d’Oro. Don Bergamaschi è stato sepolto la mattina del 23 marzo nel cimitero di Fombio, con la benedizione del Vescovo di Lodi monsignor Maurizio Malvestiti che in tempo di pandemia ha voluto essere presente alla sepoltura dei sacerdoti spirati.

Proprio la mattina del 23 marzo si è spento don Bassiano Travaini, 88 anni. Quarto sacerdote della diocesi in una sola settimana, per lui però la diagnosi è certa: era positivo al tampone per coronavirus. Da venti giorni era ricoverato all’ospedale di Stradella con febbre molto alta e sintomi preoccupanti. E’ stato sepolto a Sant’Angelo: lì abitava dal 2007, accanto alla Basilica, e collaborava in parrocchia anche come confessore. Don Travaini era nato a Villanova Sillaro nel 1931 ed era sacerdote dal 1955. Era stato vice parroco alla Cabrini in Lodi, a Spino, Zelo, Quartiano, Brembio e Castiglione; parroco a Pieve dal 1975 al 1990, a Valera dal 1990 al 2007.

Mercoledì 15 aprile invece una morte improvvisa: quella del vice cappellano dell’ospedale Maggiore di Lodi, don Pietro Alberto Vailati, 66 anni, nella sua abitazione nella parrocchia di Sant’Alberto in Lodi. Collaboratore feriale alla Cabrini, era anche compagno di Messa del vescovo monsignor Egidio Miragoli. Don Vailati era nato in città il 6 luglio 1953, sacerdote dal 1979; era stato vice parroco a Brembio e a Lodi San Fereolo, parroco a Crespiatica dal 1994 al 2013. Da allora era secondo cappellano dell’ospedale Maggiore dove aveva celebrato fino all’ultimo giorno possibile, quella domenica mattina 23 febbraio. Tutte le sere, la telefonata con il cappellano monsignor Sandro Bozzarelli al quale diceva: «Vai dal direttore dell’ospedale e digli che vogliamo riprendere». Don Vailati si è spento appena dopo quella Pasqua che era dispiaciuto di non poter celebrare con i familiari e gli ammalati in ospedale. È stato sepolto a Boffalora.

Ultimo sacerdote mancato in questo periodo è don Lino Codecasa, 92 anni, residente a San Colombano cui ha donato 54 anni della sua esistenza. Era ammalato da tempo e da gennaio si era aggravato. Si trovava da qualche anno all’istituto Valsasino dove fino a che ha potuto, ha celebrato anche la Messa in cappella. La sua morte, lunedì 27 aprile, non è collegata al Covid. Don Lino era arrivato a San Colombano nel 1966 come vice parroco. È stato per 23 anni cappellano all’ospedale psichiatrico Fatebenefratelli. Continuava a collaborare anche in parrocchia. Nato ad Ossago nel 1927, sacerdote dal 29 giugno 1954, era stato Cappellano del Capitolo della Cattedrale, assistente diocesano Onarmo, vice parroco al Carmine e alla Cabrini in Lodi. Come suo desiderio, è stato sepolto a San Colombano, nella cappella dei sacerdoti.n

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