Dov’è, o morte, la tua vittoria?

Da 9 al 16 febbraio ho partecipato, con alcuni sacerdoti lodigiani e il Vescovo, al Corso di Esercizi Spirituali tenutisi a Gerusalemme. È stata per me una esperienza molto forte e, in modo particolare, sono stato coinvolto dalla celebrazione della S. Messa al Santo Sepolcro. Appena terminata la celebrazione mi è venuto spontaneo scrivere una riflessione sull’esperienza vissuta che trasmetto anche a voi, quale comunicazione della fede.13 febbraio 2012. Ore 5.00, celebrazione della S. Messa al Santo Sepolcro. Gerusalemme è ancora addormentata e il silenzio del vicino deserto di Giuda avvolge la città.Partiamo di buon ora, come quella mattina le donne che si recarono al sepolcro. Camminiamo in silenzio. Non abbiamo con noi gli oli per ungere il corpo di Gesù, sappiamo che non servono perché Lui è risorto, ma portiamo le nostre persone di discepoli-pastori. Portiamo il nostro grazie per averci chiamati a camminare dietro di Lui come discepoli e, nello stesso tempo, a stare davanti al gregge che ci ha affidato per pascerlo con il suo stesso amore. Portiamo le nostre persone unte come Lui dal nardo - crisma - nel Battesimo, nella Cresima e nella nostra Ordinazione sacerdotale.Portiamo il nostro popolo anch’egli unto con l’olio della salvezza. Unzione che ci ha resi tutti un popolo profetico, sacerdotale e regale.Ci stiamo avvicinando alla Basilica, il passo si fa più veloce, i battiti del cuore più intensi, le emozioni un turbinio. Non so quali pensieri affollino la mente dei confratelli e compagni taciturni di questa corsa al sepolcro, ma il silenzio è eloquente: si sente il palpito dell’amore, l’attrazione verso l’amato, il desiderio di essere abbracciati dal Maestro e potergli dire :»ti amo», sono contento di essere tuo e tu mio! Mi sento come gli innamorati del Cantico dei Cantici che rinsaldano la passione del loro amore perché consapevoli che l’uno è la vita dell’altro: Lui è per me e io per lui...All’interno del Santo Sepolcro celebriamo la S. Messa con il Vescovo ... guardo i volti degli amici, incrocio il loro sguardo: non abbiamo espressioni strane o estatiche, traspare la serenità dell’occhio che, quale specchio dell’anima, fa trasparire la letizia del cuore.Siamo qui dove tocchi con mano la fedeltà di Dio, la potenza dell’amore divino che quale soffio vitale fa nuove tutte le cose, dove ogni male è annientato e l’uomo non può più temere il nemico dei nemici: la morte.Siamo in questo luogo dove la follia dell’amore di Dio si spinge a svuotare se stesso nella morte del Figlio per farci capire quale amore riversa nella vita dell’uomo, e tutto è attuale. Qui si azzera il tempo e, al il risuonare nell’angusto spazio del sepolcro delle parole di Gesù, «Prendete e mangiate .... Prendete e bevete ....», l’eterno ti avvolge, la forza dell’amore ti travolge, l’orizzonte della vita si fa più ampio e vince la barriera del tempo, la salvezza ti appartiene, ti è donata la libertà che ti scioglie dal vincolo del tuo peccato, dalle paure che ti assillano e ti rendono incapace di gustare la bellezza di Dio che dalle origini si riflette in te. Siamo qui dove la morte è stata vinta e viene spontaneo, con un po’ di provocazione, fare nostre le parole dell’apostolo Paolo nella prima lettera ai Corinti:»Dove è o morte la tua vittoria? Dove è o morte il tuo pungiglione?».Usciamo dalla Basilica ed è giorno, siamo arrivati al buio quasi per svegliare l’aurora, ma ora ci accoglie la luce del giorno, la luce del Risorto che riaccende in noi la luce battesimale.Torniamo a casa ... Non c’è più il turbinio delle emozioni di prima, la fretta dell’andata, ma prevale la serenità del cuore. Un cuore scaldato dall’amore in cui vibra un fretta diversa: è la voglia pazza di gridare al mondo che Lui è il respiro della mia vita, il respiro che dagli inizi, con il suo soffio, spinge l’umanità verso la pienezza del vivere per sempre con il Signore della vita!

© RIPRODUZIONE RISERVATA