Docenti sotto sorveglianza sanitaria

«Non vogliamo aprire una caccia alle streghe, ma dare una sorveglianza sanitaria a soggetti deboli che operano in campi molto delicati, come la salute o l’educazione dei nostri ragazzi». A dirlo è Riccardo De Corato esponente politico di spicco in Regione Lombardia autore di un emendamento a una proposta di legge regionale di “sorveglianza sanitaria” che ha trovato pochi giorni fa una sua maggioranza e che il Presidente Maroni porterà nella prossima Conferenza Stato-Regioni. Ma chi sono i “soggetti deboli” che, senza dare la caccia alla streghe, si vogliono mettere sotto “sorveglianza sanitaria”? Sono medici e insegnanti. Detto in parole semplici, qualora la proposta di legge con l’emendamento proposto dovesse trovare conferma nella Conferenza Stato-Regioni, tutti i medici e tutti gli insegnanti della Regione Lombardia, a campione, potranno essere sottoposti a test antialcol e antidroga. A dire il vero c’è stato chi in Regione ha proposto di estendere tale controllo anche ai politici lombardi, ma quest’ultima mozione non ha trovato consenso ed è stata bocciata. Evidentemente mentre medici e insegnanti sono ritenute figure professionali esposte a contatti decisamente delicati per il ruolo che svolgono visti i rapporti che hanno con malati da curare e alunni da educare, i politici, al contrario, vivendo un ruolo istituzionale generalmente espletato nei palazzi del potere sono considerati esenti dal desiderio di ogni tipo di “stimolante tentazione” che potrebbe obnubilare le idee e il pensiero chiamati a fare buone leggi. Quindi per quanto ci riguarda la Lombardia, dopo alcune altre Regioni, vuol controllare lo stato di lucidità dei suoi docenti prima che entrino in classe a contatto con gli allievi. A dire il vero l’Ufficio Scolastico Regionale della Lombardia già dal 2013 con una circolare fa esplicitodivieto di bere alcolici negli ambienti scolastici. La circolare trova la sua ragion d’essere a seguito di poco edificanti episodi di docenti “alticci” che tanta ilarità mista a tristezza per l’indecoroso spettacolo hanno in qualche occasione offerto ai propri allievi. Questi docenti meritano solo di essere prelevati da un drone e messi a riposo su una panchina giusto il tempo di recuperare dignità e professionalità. Se poi vogliamo essere buoni, allora ricorderei loro che al mattino prima di arrivare a scuola possono fermarsi al bar e ordinare una tazza di buon caffè o un bicchiere di latte caldo invece del “bianchino” se non si vuole finire sulla graticola. Siamo, dunque, alla vigilia di un’altra rivoluzione copernicana in campo scolastico. Se a livello nazionale con la legge 107/15 meglio conosciuta come la legge sulla “Buona Scuola” si è finalmente arrivati all’istituzione dei ruoli regionali dei docenti, ora a livello territoriale, in Regione Lombardia, cominciamo con i test antialcol e antidroga per gli insegnanti. Del resto come non preoccuparsi del fenomeno. In una recente intervista rilasciata da Vittorio Lodolo D’Oria, medico e studioso di “burnout”, la professione docente è una di quelle professioni che mandano il cervello in tilt. «Gli insegnanti – dichiara Lodolo D’Oria - svolgono una professione altamente ripetitiva e alienante, stressante e usurante, soggetta ad una frequenza di patologie psichiatriche maggiore rispetto alle altre categorie della pubblica amministrazione». Dunque secondo il dottor Lodolo D’Oria i docenti sono continuamente sotto stress psicologico al punto da condizionare la propria sfera emotiva e di conseguenza la propria attività professionale. Rifugiarsi nell’alcol o farsi una canna per alcuni sembra essere una soluzione. Né si può chiedere ai presidi di controllare tutti i docenti al momento dell’arrivo a scuola, facendosi, magari, alitare in faccia da qualche docente scelto a campione o, se si vuole evitare il sacrifico dell’alito, meglio sarebbe ricorrere al palloncino mattutino a garanzia della sicurezza, dell’incolumità e della salute di terzi. E’ pur vero che se controlliamo gli studenti con i cani antidroga, perché mai non dovremo controllare i docenti con i palloncini anticiucco? Stessa cosa vale anche per i presidi. Perché anche tra i presidi c’è chi viene attratto dal bianchino mattutino o da una “stimolante tentazione” ritenuta alla pari di una soluzione ottimale per affrontare le stressanti giornate fatte anche di relazioni dure, complesse e talvolta nocive alla salute. Anche i presidi sono in costante contatto con personale, alunni e genitori e quindi, se non si interviene anche su di loro, un potenziale pericolo potrebbe aggirarsi tra i corridoi con grossi rischi per tutti. Suggerirei di sottoporre i presidi a periodici e improvvisi controlli ad opera di solerti funzionari della Regione Lombardia dietro precise disposizioni emanate da attivi politici. Ma questo vuol dire che anche i solerti funzionari e gli attivi politici regionali dovrebbero essere sottoposti ad alcoltest dal momento che potrebbero proporre leggi che potrebbero rivelarsi speciose per l’incolumità e la sicurezza del popolo lombardo. Ironia a parte il problema è serio e merita di essere trattato con la massima attenzione. Perché mai si è arrivati a questo punto? Non che siamo di fronte a un esercito di insegnanti depressi pronti a ricorrere a qualche canna mattutina o che ebbri di felicità vanno in aula a cantare “Vita spericolata” di Vaco Rossi. Né posso consigliare loro di leggere “L’arte di essere felici” di Arthur Schopenhauer visto che il filosofo tedesco, il peggior pessimista che io conosca, propone un decalogo che suggerisce al massimo come evitare qualche affanno. Il fatto è che negli ultimi anni sono aumentati in maniera preoccupante tra i docenti i disturbi psicofisici dovuti a condizioni stressogene come la conflittualità tra colleghi, ma anche con studenti e genitori, o il ricorso forzato all’uso di strumenti tecnologici, o il susseguirsi di riforme, o anche la scarsa considerazione sociale tanto per citare le più sentite. Una tale condizione mette a dura prova la sfera emozionale nelle stesse relazioni che sono alla base dell’insegnamento. Sempre Lodolo D’Oria nella sua indagine dimostra che le più esposte a situazioni a rischio sono le donne e qui vale la pena ricordare che l’80% del corpo docenti è composto da donne. Hanno dunque ragione i nostri politici lombardi nel proporre di sottoporre i docenti in quanto soggetti deboli a una maggiore “sorveglianza sanitaria”? E poi come conciliare questa proposta con la legge dell’ex Ministro del Lavoro Elsa Fornero? La Fornero non ha forse detto che i docenti possono lavorare senza problemi fino a 67/68 anni?

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