Docenti a chiamata diretta

Qualcosa si muove attorno al pianeta scuola. Scendono in campo le istituzioni ad altissimo livello per sottolineare l’elevato rischio che si corre se non si garantiscono investimenti nell’istruzione, nella formazione e nella ricerca. Finalmente è possibile affermare che la politica, in generale, ha cominciato a capire l’importanza dell’istruzione per un Paese che vuole crescere e affermarsi in ambito culturale, economico e sociale. Non si parla più, infatti, di tagli dolorosi e necessari, ma di investimenti urgenti e di nuove misure occupazionali della classe docente per restituire credito e considerazione all’istruzione da anni ritenuta una palla al piede. Sono interventi che lasciano sperare in una nuova lettura delle problematiche scolastiche concepita d’intesa con il mondo della scuola. Ed è così che la Francia ha trovato, in un enorme prestito finanziario, la soluzione per migliorare l’università e la ricerca. Si tratta di cifre da capogiro che hanno evidentemente lo scopo non solo di restituire prestigio ai blasonati centri universitari francesi che da alcuni anni si vedono relegati in posizioni non invidiabili nelle classifiche internazionali, ma anche quello di spronare la ricerca per ridare fiato alla crescita culturale e scientifica transalpina costretta all’angolo dalle più qualificanti iniziative statunitensi e inglesi. Dall’altra parte dell’Oceano è il Presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ad annunciare la nuova campagna formativa «Educare per rinnovare» il cui intento è quello non solo di avvicinare i ragazzi alle materie scientifiche, ma anche quello di reclutare una nuova classe docente in grado di entusiasmare le nuove generazioni allo studio e alla ricerca. Un progetto condiviso da alcuni grandi potentati economici privati statunitensi tra cui Google e Microsoft. In questo caso siamo di fronte a un vero piano industriale che vede un eccezionale finanziamento pubblico reso ancor più consistente da interventi privati per assumere centomila nuovi insegnanti, soprattutto di materie tecniche e matematiche e rilanciare il sapere scientifico ritenuto qualificante nella preparazione dei ragazzi dalle elementari alle superiori. E’ in gioco la futura generazione americana. Gli insegnanti verranno selezionati per assicurare alle scuole statunitensi le migliori energie pedagogiche a cui verranno riconosciuti adeguati incentivi commisurati all’efficienza didattica. Anche in questo caso si torna a sottolineare l’importanza della professionalità della classe docente che deve ritornare ad essere adeguatamente preparata oltre che adeguatamente remunerata. E da noi? Anche da noi appaiono novità all’orizzonte. E’ il caso della Regione Lombardia per iniziativa dello stesso presidente Roberto Formigoni che ha presentato un progetto di legge regionale «Per la crescita, lo sviluppo e l’occupazione» con qualche richiamo (due articoli) alla realtà scolastica. Una proposta che andrà a rivoluzionare il sistema delle attuali graduatorie permanenti. In parole povere il progetto di legge, che ha ottenuto l’avvallo del ministro Profumo, si rifà a quanto già sperimentato da alcune scuole statali, tra cui «Rinascita» di Milano e che, già a partire dal prossimo anno scolastico, punta a lasciare piena autonomia didattica, gestionale e amministrativa alle scuole lombarde: «al fine di reclutare personale docente necessario a svolgere le attività didattiche annuali». Ciò presuppone la chiamata diretta dei docenti mediante concorso interno gestito da una commissione propria di ciascuna scuola per coprire le cattedre annuali. Non solo, ma è possibile restringere la chiamata al personale docente «che conosca e condivida il progetto e il patto per lo sviluppo professionale, che costituiscono parte integrante del bando di concorso di ciascun istituto scolastico». E’ piena autonomia, finalmente! Un sistema che metterà fine ai caroselli di docenti convocati a ciclo continuo, attinti da graduatorie il cui scorrimento non mette le scuole al riparo da eventuali negativi risvolti dal punto di vista didattico. Un sistema che sia pure esposto a innumerevoli critiche, si presenta come l’unico in grado di garantire un reclutamento basato su una scelta professionale responsabile e condivisa piuttosto che su una scelta professionale lasciata a una sorta di casualità determinata da una posizione in graduatoria. La chiamata diretta previo colloquio è stato sempre il miglior sistema per non fallire nella scelta. E’ stato così sin dall’antichità. Lo ha messo in pratica, credo per primo, il buon Socrate quando ha scelto Senofonte. Lo ha fatto alla sua maniera, in modo burbero e bizzarro. Un giorno i due si sono incrociati in una stretta via. E’ Socrate a prendere l’iniziativa mettendogli il bastone di traverso e impedendogli di proseguire. Lo guarda negli occhi e gli dice: «Sai dove si vende il pesce?». «Sì al mercato» fu la risposta di Senofonte. «E sai dove gli uomini diventano virtuosi?». «No». «Allora seguimi». A Socrate sono bastate due domande a bruciapelo per convincersi di poter disporre di un buon collaboratore, oggi ai presidi non bastano i punteggi maturati da ciascun aspirante docente per essere sicuri della scelta operata. Si ricorre alle graduatorie e allora .….. a chi tocca, tocca. E’ sufficiente tutto questo per capire l’importanza di superare un certo immobilismo che dura da diversi decenni e che impedisce, di fatto, di pensare in maniera più oggettiva per assicurare, ai nostri ragazzi, docenti professionalmente preparati, fortemente motivati e adeguatamente retribuiti. Solo così si potrà contribuire a impostare un futuro ai nostri giovani che dovranno competere in una società che non ragiona più di graduatorie, ma di solidità professionale che non può prescindere da una solidità interiore. Quante volte abbiamo ascoltato dichiarazioni rilasciate da diversi ministri (di destra o di sinistra) solerti nel sottolineare le ragioni che sono alla base di una pericolosa demotivazione all’insegnamento da parte di docenti sempre più precari, sempre più mal pagati, sempre più sfiduciati da una deludente considerazione sociale. Con i tanti problemi mai risolti, chi mai è disposto a scegliere la professione docente? E allora avanti con le riforme.

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