Diga sull’Adda, le mancate risposte al convegno

Egregio direttore, chiedo cortesemente ospitalità al suo giornale per alcune valutazioni sull’incontro organizzato dal comune di Castelnuovo Bocca d’Adda riguardante il progetto della megacentrale elettrica che si è svolto venerdi 1 marzo scorso. Volendo sintetizzare il dibattito della serata in termini calcistici, nonostante la numerosa e massiccia squadra messa in campo dai favorevoli alla centrale, la partita è stata un pareggio. Forse qualcuno pensava che con la presenza dei progettisti tutto si sarebbe chiarito. Invece è successo esattamente l’opposto e i numerosi presenti all’incontro ne hanno certamente preso atto. A riprova che le preoccupazioni sollevate da molte parti e ben evidenziate dalla stampa locale non erano casuali ma oggettive e documentate. Ma andiamo per ordine .E’ stato sottolineato in diversi interventi il fatto che il dibattito della serata è avvenuto a distanza di 3-4 anni dalla presentazione del progetto. Vero. Perchè! Su questo è necessaria una puntualizzazione. L’art 3-ter del d.lgs del 2006, rubricato,”principio dell’azione ambientale”, dispone che “la tutela dell’ambiente… deve essere garantita da tutti gli enti pubblici e privati e dalle persone fisiche e giuridiche pubbliche e private, mediante una adeguata azione che sia informata ai principi della precauzione, dell’azione preventiva, della correzione, in via prioritaria alla fonte, dei danni causati all’ambiente” La giurisprudenza ha avuto modo di rilevare che, con tale articolo,”viene in questo modo consacrato il modello di “governance ambientale”, ossia di un nuovo modello di gestione dei beni ambientali caratterizzato da un maggior grado di cooperazione ed interazione tra poteri pubblici da una parte ed attori non statuali dall’altra parte, cioè la realtà economica e realtà sociale. Questo principio fondamentale è stato sostanzialmente disatteso, sino a qualche settimana fa, sia da dal comune di Castelnuovo, dal committente e da tutti gli altri enti. Davanti ad un folto e numeroso pubblico è stato illustrato il progetto sia per la parte ingegneristica che per la parte geologica attraverso i quali, visivamente, abbiamo avuto un’idea dell’ sbarramento previsto. Non sono mancati tutta una serie di elaborati finalizzati a dimostrare l’inserimento dell’opera nel fiume Adda come abbondanti e pieni di “certezze” i dati illustrati dal geologo. Critica invece a la posizione del docente universitario di botanica il quale ha messo in evidenza che il concetto da cui partire è l’idea del fiume collocato nel suo ecosistema. Se questo viene stravolto, si aprono tutti i scenari possibili. Come altre centrali… All’inizio del dibattito è intervenuto il proponente dell’opera signor Antonio Biancardi il quale ha sostenuto che la produzione della corrente era funzionale all’industria del pomodoro, ma, in seconda battuta ha invece precisato che la corrente sarà messa in rete e di conseguenza venduta all’Enel. Numerose sono state le domande poste ai progettisti.Da parte mia ho evidenziato il fatto che nel documento presentato dalla VIS Srl denominato “nuovo impianto idroelettrico Budriesse è scritto che ”… la portata naturale media annua alla confluenza nel Po calcolata dal PTUA - Piano Territoriale Utilizzo Acque - riscalando il contributo unitario naturale del bacino dell’Adda a Pizzighettone in base al rapporto tra le precipitazioni medie annue, e aggiungendo la portata drenata dalla falda tra Pizzighettone e la confluenza...” In buona sostanza, ho sostenuto,si fa un progetto che interessa 3.000.000 di metri cubi d acqua –una bomba- con dei dati medi calcolati su documenti regionali, nemmeno del consorzio dell’Adda, che gestisce il fiume da sempre!!!... Assurdo. Ma qualsiasi opera ingegneristica viene fatta su dati reali sui quali viene aggiunto un “quantum” di calcolo in più per il fattore imprevedibilità oltre per ragioni si sicurezza. Questo non si è rilevato nelle relazione e nemmeno dai documenti. Tra l’altro il calcolo delle precipitazioni atmosferiche, in un momento di grandi cambiamenti climatici, è difficile da valutare e di conseguenza il fattore precauzionale risulta determinante. Di ciò nessuna traccia nel progetto. Basti pensare che nei primi due mesi del nuovo anno è già caduto il 40% tra acqua e neve delle precipitazione di altri anni .Tutto ciò deve fare riflettere tutti… Il dissesto idrogeologico del nostra Paese dovrebbe averci insegnato qualcosa per i disastri ambientali e umani che ha creato. Per quanto riguarda i dati illustrarti dal geologo,con un tono quasi “evangelico”, l’assessore all’ambiente del comune di Crotta d’Adda, sulla base dei dati rilevati dalla centralina dell’Aipo, ha confutato nella sostanza i dati illustrati . Incredibile. Anche questo è successo l’altra sera. Come le preoccupazioni espresse dal sindaco di Crotta sono rimaste senza risposta!. Dov’è la prevenzione! Per quanto riguarda la commissione istituita presso la provincia di Lodi ho proposto la presenza di tecnici super partes, almeno per la parte ingegneristica, che garantiscano l’obiettività dei dati in quanto anche in altri casi questa scelta è stata determinante. A mio modesto avviso esiste anche un problema etico: può un privato disporre di un fiume che ha una valenza pubblica, per propri interessi? Coerenti con il percorsi fatti sono stati la Coldiretti e il Parco dell’Adda come soggetti istituzionali. Soggetti che hanno sottolineato che la risposta sulla fattibilità della centrale dovrà essere fatta sulla base dei dati obiettivi e razionali, come si fa davanti a tutti i progetti a forte impatto ambientale. Questo è anche un principio guida dello sviluppo sostenibile che sempre di più dovrebbe guidare le scelte economiche ed ambientali garantendo la tutela dell’ambiente come risorsa limitata ed indispensabile per le generazioni future.

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