Diamogli il nome di speranza

Nel cuore del tempo e nell’alternarsi dei giorni, la notte, spesso greve di pensieri e di tormento, appare come un abisso profondo e scuro, ove lente scorrono le ore, ove il respiro pare sentire l’affanno. Ma basta un lieve chiarore, un raggio che trafigge le tenebre, ed ecco una nuova alba, il ritorno a ritmi momentaneamente sospesi. Avanza l’astro del mondo e allo schiudersi del giorno di nuovo si alza il canto della vita, la lode ad una nuova speranza. Speranza! Che magica parola, che dolce suono la sostiene.Il mondo e il nostro tempo hanno bisogno di speranza. Quale momento migliore per attenderla e darle vigore se non Natale? L’uomo ne sente profondo il desiderio nel cuore. Alla speranza egli anela e ad essa si aggrappa, per non soccombere, per non morire, per dare linfa e senso alla vita.Se l’umanità non fosse sostenuta da questo sentimento quale cammino potrebbe intraprendere, quale direzione seguire? Oggi in modo feroce il nostro tempo è segnato dallo smarrimento, dalla solitudine, dall’indifferenza o dalla rassegnazione. Tutte categorie che non si addicono all’uomo, se assurgono a icone capaci di offuscare altri valori. Non è dell’uomo odierno volgere lo sguardo intorno a sé per vedere, comprendere, condividere, compatire. Tende, il suo cuore, a rapporti caldi e duraturi, ma la paura di mettersi in gioco frena questo afflato naturale che si affievolisce e a volte muore. Ma a tutto questo si può reagire, ridando senso, volto e voce alla speranza. Che può accendersi in ogni dove, far capolino anche in una parola, in un sorriso, in uno sguardo nuovo sul mondo e chi lo vive. A Natale ci attendiamo tutti qualcosa. In ciascuno di noi è rimasta almeno l’eco di un’atmosfera resa magica dal senso del mistero, dalla gioia dell’attesa. Forse poi, sul sentiero della vita, qualcosa è andato perso o si è modificato, ma in fondo al cuore è rimasta una scintilla di quel tempo felice. Sta a noi recuperarla e provare a darle oggi il nome di speranza. Essa può farci rialzare la testa, rendere gioioso il nostro Natale, dare forza al nostro domani. Per alcuni decenni lo spirito di questa festa è stato in parte stravolto nella sua intrinseca essenza, perdendo non poco del suo afflato originale per dare spazio ad un evento dai tratti più pagani che religiosi, più materiali che spirituali. Eppure si avverte oggi, in un tempo di molte tenebre e di poca luce, una leggera inversione di rotta. Chi ancora sussulta nel cuore alla scintilla o al fuoco della fede non ha perso il senso profondo che Natale porta in grembo e lo accoglie come dono sempre nuovo, come sorgente di luce. Il Messia è la nostra speranza! Oggi, come e più di ieri, Egli viene per chi ha il cuore affranto, per chi ha ferite da risanare, per chi è nell’indigenza, nell’emarginazione. Viene per gli ultimi, i dimenticati, i negletti dal mondo e dalla vita. Ma anche per tutti e per ciascuno. Per gridare all’uomo che gli eventi intorno non lo devono schiacciare, che egli è nato per qualcosa di più alto, che se cerca nella sua intimità più recondita, ma anche intorno a sé, in chi gli è accanto, la luce, egli può vederla risplendere, ne può sentire il calore, si può perdere nella sua consolazione.

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