Dateci buone regole per un governo

Una proposta, finalmente, c’è. È un fatto… e un fatto certamente positivo. La riforma elettorale si avvia dunque alla discussione parlamentare, a partire dall’accordo tra il segretario del Pd Renzi e il leader di Forza Italia Berlusconi, che curiosamente entrambi si trovano in questo momento a non essere parlamentari. Cosa che la dice lunga sulla situazione politica complessiva.Ancora non sono disponibili tutti i dati tecnici, ma il sistema sembra rappresentare un’evoluzione della legge elettorale del 2005 che tien conto dei rilievi della Consulta, aggiungendo una novità, cioè un eventuale secondo turno di ballottaggio tra le coalizioni. Del cosiddetto Porcellum verrebbe mantenuto il criterio delle liste bloccate, già peraltro presente in parte nel Mattarellum, quello delle soglie di sbarramento e la ripartizione dei seggi su scala nazionale e non nelle circoscrizioni. Si terrebbe conto delle obiezioni della Corte costituzionale abbreviando le liste e fissando al 35% la soglia minima per fare scattare il premio, di cui verrebbe quantificato l’importo (tra il 18 e il 20%). Per assicurare comunque una maggioranza, nel caso che la più votata tra le coalizioni non raggiunga il quorum minimo del 35%, verrebbe introdotto il cosiddetto doppio turno di coalizione, una significativa novità rispetto ai modelli in uso nei diversi paesi democratici. È una realistica presa d’atto che oggi tutti gli attori sono deboli. E dunque interdipendenti, anche nell’approvazione della riforma.Allora oltre il dato tecnico è necessario ricordare il quadro più ampio. Che non può che essere quello di un riassetto costituzionale (implicando necessariamente la trasformazione del ruolo e della composizione del Senato) ma anche di una stabilizzazione del sistema politico italiano verso una nuova Repubblica, che qualcuno chiama “terza” fase, per cui a nuove regole deve corrispondere una nuova offerta politica, così come era stato vent’anni fa, all’inizio della seconda.Ritorna qui la (duplice) questione di fondo. Ogni legge elettorale infatti deve temperare rappresentanza e governabilità. La seconda è stata necessariamente enfatizzata dai redattori del progetto. I critici, che non si sono fatti attendere, denunciano il sacrificio delle ragioni della rappresentanza: vedremo la discussione parlamentare. Anche perché emerge la seconda questione che si pone ai sistemi elettorali, che devono anche contemperare le ragioni dell’offerta e della domanda, cioè quelle dei partiti e quelle della cittadinanza. Un’offerta (dal punto di vista delle candidature) autoreferenziale provoca non solo disaffezione, ma anche protesta, ovvero alimenta la cosiddetta antipolitica.Avanti, dunque, con attenzione, con realismo, con giudizio, senza schematismi ideologici. Perché gli interessi dei diversi attori non sono stabili, ma mutevoli e nel frattempo bisogna assicurare un convincente buon governo delle cose ordinarie. Buone regole e buon governo per permettere a tutti in Italia di stare meglio e di uscire da uno stallo ormai troppo prolungato.

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