Sono stucchevolmente inascoltato e sfortunato con la Pace di Lodi del 1454 o meglio sull’attribuzione del luogo dove è stata sottoscritta. Ho cominciato ad argomentare nel 1988-89 nell’occasione della mostra dei Piazza da Lodi (ed è scritto sul catalogo della stessa). Ho proseguito con convinzione negli anni seguenti. Il nostro quotidiano “Il Cittadino” è testimone delle mie perorazioni scritte. Oggi per dire ieri, che sappiamo esattamente dove è avvenuta (non al Castello come da me supposto, ma in Broletto, non però in Comune) grazie alle ricerche puntigliose di Pierluigi Maiocchi, siamo ancora qui tra negligenze e malavoglia delle istituzioni a vedere sulla facciata di San Domenico la malposta predella con doppio errore. E’ passata la presidenza Felissari, altrettanto quella di Foroni, sono trascorse insieme al vento le promesse (si sa, i politici hanno il sì facile e gratuito, spesso inconcludente) e io sono voce inascoltata. Ma non è problema che riguarda il sottoscritto con le sue lamentazioni, bensì la nostra cultura, non solo storica, la nostra immagine di convivenza civile di fronte agli altri. Perché mantenere un falso in bella vista? Ora confido nel commissario Devecchi della Provincia e in quello del Comune (siamo una città commissariata) come ultima speranza e che Dio, fulminante Zeus, me la mandi buona, anche se questa mia “causa” può sembrare una superfluità cavillosa di fronte ai tanti travagli e ai gravi mali della crisi che stiamo attraversando. Crisi che nei fatti pare poco interessare ai politici. A loro interessa ciarlare, promettere senza mantenere. Siamo rimasti due mesi senza governo e a “lorsignori” va bene così, in barba a tutto, con questo teatrino di immobilità litigiosa. Lo stesso cui abbiamo assistito, prima del bis Napolitano, per l’elezione del Presidente della Repubblica. Chiediamoci allora (non certo noi) il perché di certi fenomeni di assenteismo (non partecipazione al voto) e di protesta che raccoglie successo. Magari aspettatamente, ma non così clamoroso, come quello di Grillo e grillini con una percentuale così rilevante rispetto a quelle trascurabili di Sel e di Lega con quest’ultima più che dimezzata. Sono dati eloquenti che non abbisognano di commenti, dei quali solo la casta sembra non accorgersi. Ma non è più tempo per non rendersi conto. Basta con privilegi, vantaggi, favoritismi, benefici e vitalizi a danno nostro, di noi cittadini che pur pazienti non siamo “un popolo bue” senza consapevolezza. Sono stato pienamente d’accordo con la lettera di Mauro Spelta di tempo fa sul Cittadino a proposito della macchina (blu, gialla o rossa che sia) al servizio del consigliere Gibelli con tanto di autista. Basta pure con le sconcezze di usi e abusi fotografati da tutta la stampa, vergognosamente miseri, da ladruncoli di marmellata, cicche e orsetto di peluche compreso, estesi da nord a sud. Ultimi due episodi: lo scandalo rimborsi nella regione Basilicata e, fresca fresca, la notizia del superyacht per 2.500.000 euro riservato al figlio primogenito di chi, da sempre in modo elegante e garbato, predicava Roma ladrona e altro, razzolando però bene pro domo sua.
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