Dal conclave: Benedetto Francesco!

Papa Francesco sta muovendo i suoi primi passi. Tutti stanno scrutando con attenzione ogni minimo particolare del suo dire, del suo fare. L’elezione del nuovo Papa ha messo in evidenza un interesse, da parte di tutti, forse insperato fino a qualche mese fa. C’è un’attesa palpabile, da parte di credenti e non credenti, per ciò che sarà, per eventuali nuove scelte, per un nuovo stile che informerà, probabilmente, anche il modo di concepire il ruolo del vescovo di Roma e la vita della Chiesa. Ma in tutto questo c’è anche un altro fatto, meno evidente perché rintracciabile sul versante più interno (direi clericale) della Chiesa, ma significativo. Sono le reazioni e le considerazioni di due categorie molto diverse: coloro che si sentono orfani di papa Benedetto e coloroche – fin dal primo giorno – non gli hanno risparmiato critiche. Cominciamo da questi. É il drappello di chi proprio Benedetto non lo sopportava: perché – …e, notate, fin dal primo giorno! – conservatore, freddo nello stile, rigido nelle posizioni dottrinali, e così via: cose stucchevoli che per anni abbiamo sentito riecheggiare nei salotti televisivi e sui giornali. Per questi, l’unica cosa positiva e meritoria che ha riscattato Benedetto, è la rinuncia, gesto “profetico”, soprattutto perchè per loro, insperato, gesto che ha risolto, per così dire, le loro preoccupazioni per il bene della Chiesa. A parlare e a scrivere, in questo caso, sono preti di frontiera e teologi che hanno fatto, di questi argomenti, il motivo della loro fortuna e della loro notorietà. Ora li troviamo inneggianti al nuovo, al cambiamento. Sperano, naturalmente, che il nuovo Papa la pensi come loro. Ci sono, poi, coloro che – invece – si sentono orfani, alcuni anche traditi. Di papa Benedetto hanno apprezzato ogni cosa: la sua fede, indubbiamente, la sua lucidità nel pensare e nel leggere la realtà, i suoi scritti e le sue omelie che certo ci mancheranno, la sua umiltà. E potremmo continuare. Una cosa non gli perdonano: la sua rinuncia al pontificato. E, ora, che un nuovo papa, certamente inatteso e diverso, è stato eletto, restano guardinghi, quasi diffidenti. In fondo in fondo, pensano – ma non lo possono dire – , il loro Papa continua ad essere Benedetto. Certo, tutti possono dire di avere un Papa più amato degli altri; ma è altra cosa – stante la situazione inedita di un papa emerito e uno regnante – continuare a considerare Benedetto come Papa. Questi due gruppi, tanto diversi, hanno in comune il bene della Chiesa e la passione per la Chiesa; paiono accomunati dal fatto di essere animati da un forte senso ecclesiale. Ma è proprio così? Henri de Lubac, nel suo sempre attuale “Meditazioni sulla Chiesa”, nel capitolo dedicato alle nostre tentazioni nei confronti della Chiesa, diceva che le tentazioni verso questa Madre che dovremmo soltanto amare sono tante, insidiose e addirittura contraddittorie, perché ognuno di noi possa credersi al sicuro dalla loro minaccia. E la prima è questa: “Non mancheranno mai coloro che sono pronti a identificare così perfettamente la loro causa con quella della Chiesa, da finire per ridurre in buona fede la causa della Chiesa alla loro. Vogliono servire la Chiesa, ma intanto la mettono al loro servizio. La Chiesa in pratica è per essi un certo ordine di cose col quale si sono familiarizzati e di cui vivono”. E ancora: “ L’attaccamento sincero alla Chiesa non può servire a canonizzare i nostri pregiudizi e non può conferire alle nostre parzialità il carattere assoluto della fede universale. Invece di identificare la Chiesa più o meno con noi stessi, sforziamoci piuttosto, di identificarci noi stessi con la Chiesa”. Sono parole di grande forza e attualità. Torniamo al Papa. La sua elezione, per il credente, ha a che fare con lo Spirito; la sua persona, il suo ruolo e la sua potestà sono immediatamente legati a Cristo. E come Cristo è uno, così il Papa è uno solo, chiunque esso sia. Questo è indubbiamente un segno inequivocabile di cattolicità. Certo “la lealtà totale e fervente della nostra adesione non esige da noi una ammirazione puerile per tutto ciò che può esistere, o può essere fatto all’interno della Chiesa” (De Lubac). Ma, nel credente cattolico, non potrà mai mancare, da subito – come Benedetto XVI ha voluto per se stesso – “filiale rispetto e obbedienza” a chi è stato scelto.

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