Crisi di governo: al lavoro per un patto di legislatura

Renzi ritira i ministri, Conte valuta una alternativa, Salvini: «Subito al voto»

Alla fine l’ha fatto: Matteo Renzi ha ritirato le sue ministre (Bonetti e Bellanova) e il suo sottosegretario (Scalfarotto) aprendo così la crisi di governo. Ma per Italia viva la crisi era già in atto, perché il governo è immobile da tempo («è come una bici - ha detto Renzi -, se sta ferma, cade») e soprattutto anti democratico («Abbiamo ricevuto il testo del Recovery plan 24 ore prima che venisse presentato in Cdm» ha detto Scalfarotto). Rivendicando la propria coerenza, il partito di Renzi mette dunque la palla in mano al premier che fino al primo pomeriggio di ieri si augurava che la crisi non si aprisse e Renzi non ritirasse le ministre. Poco prima della doccia gelata, era anche salito al Quirinale per confrontarsi con Mattarella che lo aveva invitato a risolvere in fretta questa delicata situazione. Secondo gli osservatori politici ora il premier starebbe ricercando nell’arco parlamentare i cosiddetti “responsabili” quelli cioè che con il loro sostegno potrebbero spingere (a fatica) l’esecutivo alla scadenza naturale della legislatura, ovvero il 2023. Ma la Lega e Fratelli d’Italia già scalpitano e chiedono piuttosto il voto anticipato.

Quello di Renzi è stato «un grave errore e lo pagheremo tutti», ha detto il vicesegretario del Pd Andrea Orlando. «Ora si aprono tutti gli scenari», ha invece avvertito il ministro dem Vincenzo Amendola. Per il segretario Dem, Zingaretti «è un atto gravissimo contro l’Italia» mentre i 5Stelle sottolineano: «Da Renzi scelta incomprensibile».

Ora «tocca al presidente del consiglio decidere - ha però detto in conferenza stampa il leader di Iv -. A noi non interessa la nostra personale carriera: ci interessa il Paese». Di certo, ha detto «non credo al voto, ci sono le condizioni per andare avanti. Se si deve discutere, se si deve fare un’apertura vera, si va in Parlamento» ha concluso, ribadendo la sua fiducia nel presidente della Repubblica. Una delle ipotesi più accreditate è infatti un patto di legislatura, con un appoggio esterno di Italia viva su alcuni punti (il partito si è già detto pronto a votare il quinto decreto ristori). Un’altra ipotesi sarebbe quella di cambiare inquilino di Palazzo Chigi. Il Corriere della Sera fa il nome di Francescini (Pd); il ministro della Cultura avrebbe un solo rivale: Luigi Di Maio. Il nuovo governo avrebbe la stessa maggioranza: Pd, M5S, Leu e Iv. Un’altra ipotesi è la ricerca di “responsabili”: Conte dovrebbe andare in aula e sperare di trovarne abbastanza per reggere il governo azzoppato. La seconda strada è rimandare la resa dei conti e, dopo il discorso in aula, salire al Quirinale per chiedere tempo e ottenere il mandato a cercarsi una maggioranza solida. Oppure non restano che le dimissioni, con la remissione dell’incarico in mano al presidente Mattarella.

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