COVID Via alla quarta dose per gli anziani, ma gli hub del Sudmilano restano chiusi

Non riapriranno Vizzolo e San Donato, i centri più vicini sono a Milano, a Lodi e all’Humanitas di Rozzano

Sul portale di Regione Lombardia si è aperta la possibilità di iscrivere gli ultra 80enni alla quarta dose di vaccino anti-Covid, ma i centri vaccinali del Sudmilano rimarranno chiusi.

Dall’Asst Melegnano Martesana, che ha gestito l’hub di Vizzolo, arriva conferma che le indicazioni regionali non prevedono la riapertura dei punti di riferimento che, dopo la corsa contro il tempo per proteggere dal virus il maggior numero possibile di cittadini, sono stati definitivamente smantellati. E per il momento non si parla nemmeno di ripartenza dell’hub collocato presso il Policlinico San Donato che segue anch’esso gli indirizzi definiti dalla Regione.

Del resto, dopo due anni pesantemente segnati dalla pandemia, le scelte intraprese a livello centrale tengono conto anche dell’esigenza di lasciare agli ospedali l’organico di personale necessario per restituire ai pazienti dei servizi sanitari che funzionino a pieno regime.

Così come non è stato nemmeno pianificato l’allestimento dell’importante servizio negli ambulatori distribuiti nei singoli comuni. Per i nonni della zona con più di 80 anni restano quindi a disposizione il palazzo delle Scintille di Milano, nonché il punto vaccinale di Lodi e quello dell’Humanitas di Rozzano. Strutture, queste ultime, dove verranno concentrate le somministrazioni di tutte le dosi di richiamo (che sono raccomandate agli anziani e alle persone fragili) dell’utenza provenente da un vasto bacino, tenendo conto che quasi tutti i centri vaccinali di Città metropolitana hanno abbassato le saracinesche tra fine febbraio e i primi di marzo.

Il cambio di rotta riguarda anche le persone allettate dal momento che, dopo l’impegnativa attività svolta dall’Asst della zona per raggiungere centinaia di utenti costretti in casa, in questa nuova fase ad effettuare la somministrazione a domicilio dovrebbero essere i medici di famiglia. Anche su questo fronte si apre una nuova pagina dall’esito incerto in quanto sino ad ora nel Sudmilano la maggior parte dei rappresentanti della categoria all’esordio dalla campagna, quando bisognava tutelare le fasce più a rischio, si è rifiutata di recarsi nelle abitazioni con siringa e siero anti-Covid in borsa.

Basti pensare che a San Donato e a San Giuliano più della metà dei medici di famiglia non aveva aderito all’opportunità di dare manforte alla complicata maratona affrontata dalle Usca. Anche perché alcuni camici bianchi i primi tempi si erano offerti di dare un sostegno ai centri vaccinali che avevano bisogno di personale per potenziare al massimo le slot a disposizione.

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