COVID - TAMPONI - Lodi, stop lunghe attese al Parco tecnologico padano. I giorni difficili sono alle spalle

La media è di 800 persone al giorno, ma con tempi ridotti rispetto a inizio anno, grazie anche alla presenza dei militari

La fila di auto è appena più corta dei giorni più difficili a ridosso del Natale e del Capodanno, ma anche solo la sensazione è diversa: sarà che il flusso è ordinato e, pur lentamente, si muove, oppure che l’auto della polizia locale parcheggiata in un angolo mette sicurezza, o che la guardia giurata subito al primo ingresso dopo l’Università accoglie e filtra o ancora che le divise dei militari qua e là danno tranquillità. Oggi al Parco tecnologico padano si fanno più tamponi, 800 al giorno rispetto ai 500 e anche ai 600 dei giorni sotto le feste. Ma il tempo d’attesa è sceso dalle 5, 6 o 7 ore di quei giorni, nei casi più sfortunati, fino a circa 45 minuti di oggi. Merito del secondo drive through aperto che ha permesso di potenziare il numero di test, ma merito anche e soprattutto di un’organizzazione pensata e poi attuata in pochissimi giorni, proprio durante la fase più acuta della pandemia. «Oggi facciamo più tamponi di quanti non se ne facessero nei giorni del grande caos, ma tutto funziona e bene – spiega il direttore del Ptp Science Park Andrea Di Lemma -. Oggi i tempi di attesa variano tra i 30 e i 45 minuti, che è fisiologico per un’attività come questa. Abbiamo aumentato gli slot disponibili grazie al secondo drive through, ma soprattutto abbiamo introdotto dei filtri e abbiamo messo a disposizione una guardia giurata del Ptp che subito all’inizio della fila di auto filtra, e verifica se si è in lista o in libero accesso. Poi c’è un secondo filtro con i militari e gli operatori di Protezione civile che smistano sulle diverse linee di tamponi e verificano che tutto sia a posto. Nei giorni del caos abbiamo dovuto affrontare un’escalation del tutto inattesa dei contagi, almeno in quelle dimensioni, con il percorso scuole che portava ondate di richieste e un afflusso incontrollato di accessi liberi».

A fronte di un massimo di 240 slot, di cui 150 in prenotazione e 90 in accesso libero, in quei giorni si è arrivati a eseguire anche oltre 600 tamponi e più. La stragrande maggioranza in accesso libero con la semplice ricetta, arrivi del tutto non programmabili, nel numero e negli orari. E con un 30 per cento di accessi provenienti da fuori territorio, dal Milanese, ma anche da Monza Brianza e persino Varese. «Tutti i drive through attivi hanno conosciuto lo tsunami della richiesta dei tamponi, noi abbiamo fatto tutto il possibile per dare un supporto essenziale in quei giorni – continua Di Lemma -. C’è stato un disagio per gli utenti, e lo stesso disagio abbiamo vissuto anche noi. Però eravamo uno dei pochi drive through aperti all’inizio, e abbiamo continuato a garantire i referti nelle 12 ore in media. Anche questo, che è un punto di assoluta eccellenza, in quei giorni è stato un boomerang: con la fretta di avere gli esiti sotto le feste, in tanti hanno preferito venire al Parco proprio perché sapevano di avere l’esito in tempi rapidi. E sinceramente, si trovava la più varia umanità: bambini in lacrime, siamo tra i pochi che hanno l’accesso anche per i neonati, genitori preoccupati, famiglie intere. Dentro ogni auto c’era una storia, noi abbiamo cercato di aiutare tutti. E pur tra mille difficoltà lo abbiamo fatto. Rifarei tutto, perché oggettivamente fare di più era impossibile in quelle condizioni estreme». L’attività del drive through aveva conosciuto il suo picco nelle precedenti ondate ad aprile con 4mila 810 test, scesi già a 3mila 867 a maggio, e poi stabilizzati sotto i 2mila al mese a giugno, luglio e agosto, prima di una leggera risalita a settembre 2mila 387. Poi l’ascesa: 2mila 740 a ottobre, 5mila 027 a novembre, 8mila 012 a dicembre, 11mila 246 a gennaio, fino al 19. In totale nella tenda sono stati gestiti 43mila 894 tamponi dal Ptp. «Ora siamo decisamente stabili, pur su un flusso di lavoro molto impegnativo, possibile solo grazie a uno staff davvero splendido e motivato – conclude Di Lemma -. La pressione acuta sulla struttura è passata, e ora possiamo tornare a ragionare sull’apertura del centro vaccini, sospesa proprio perché in quelle condizioni sarebbe stata molto difficile. Credo che attorno al primo febbraio potremo partire con le prime vaccinazioni anti-Covid».

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