COVID Parte la sperimentazione del vaccino italiano

All’ospedale Spallanzani di Roma la prima inoculazione, più di 7mila i volontari che si sono offerti

È iniziata stamattina, presso l’Istituto Nazionale malattie Infettive (Inmi) ’Lazzaro Spallanzanì di Roma, la sperimentazione sull’uomo il candidato vaccino italiano contro il coronavirus. Il vaccino (chiamato Grad-Cov2) è realizzato dalla società biotecnologica italiana ReiThera. Il primo volontario, scelto tra gli oltre 7mila che si sono offerti, ha ricevuto l’iniezione intramuscolare.

Per l’avvenimento, che si affianca ad altri annunci (come per il vaccino ’Sputnik’ della Russia) era presente il segretario Pd Nicola Zingaretti, in qualità di presidente della Regione Lazio. «Crediamo molto nel vaccino bene comune», sottolinea Zingaretti, promettendo «un vaccino pubblico, che a conclusione della fase di sperimentazione sarà a disposizione di tutti quelli che ne avranno necessità», accogliendo così anche l’appello di Papa Francesco.

L’Italia, con questo vaccino «entra da protagonista nella ’guerra dei vaccini’: non per arrivare prima, ma per arrivare meglio, e mettere il Paese in un sistema di parità perché avere un vaccino italiano significa non essere schiavi e servi di altri Paesi che diranno ’io prima’», sottolinea Giuseppe Ippolito, direttore scientifico dello Spallanzani.

Con la prima inoculazione, è iniziato l’iter che porterà nei prossimi mesi a sottoporre i volontari a una serie di ravvicinati controlli periodici per verificare sicurezza e tollerabilità del vaccino, nonché eventuali effetti collaterali. Per il direttore sanitario dell’istituto, Francesco Vaia, l’auspicio è di avere il vaccino per la primavera 2021, ma ora bisogna concentrarsi sulla fase 1 della sperimentazione. Comprimere i tempi dei controlli e dei test, sottolineano allo Spallanzani, non ha alcun senso.

La sperimentazione, messa a punto da un team dell’istituto in collaborazione con ReiThera, è effettuata su novanta volontari suddivisi in due gruppi per età: 45 tra i 18 e i 55 anni, altrettanti di età superiore ai 65 anni. Ciascun gruppo è suddiviso in tre sottogruppi da 15 persone, a ciascuna delle quali verrà somministrato un diverso dosaggio del preparato vaccinale. Una parte della sperimentazione sarà effettuata presso il centro ricerche cliniche del Policlinico di Verona. Se i primi risultati della fase 1 saranno positivi, entro la fine dell’anno potranno prendere il via le fasi 2 e 3, che saranno condotte su un numero maggiore di volontari, anche all’estero, in Paesi dove la circolazione del virus è più attiva.

Tra i 90 volontari, c’è un romano di 50 anni, che ha fatto questa scelta perché, spiega ai cronisti, ha bisogno di recarsi all’estero per lavoro, nel Golfo persico: «Credo nella scienza italiana», ha detto.

Il vaccino di ReiThera ha superato i test preclinici effettuati sia in vitro che in vivo su modelli animali, che hanno evidenziato la forte risposta immunitaria indotta dal vaccino e il buon profilo di sicurezza, ottenendo successivamente l’approvazione della fase 1 della sperimentazione sull’uomo da parte dell’Istituto Superiore di Sanità, dell’Agenzia italiana del Farmaco (Aifa) e del Comitato etico per l’emergenza Covid-19.

ReiThera Srl, società con sede a Castel Romano, ideatrice del vaccino, è stata costituita nel 2014 da un gruppo di ricercatori italiani che avevano ideato l’utilizzo dell’adenovirus dello scimpanzé come ’navicella’ su cui innestare il materiale genetico necessario per realizzare vaccini contro malattie infettive come Epatite C, malaria, virus respiratorio sinciziale, ed Ebola.

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