COVID I dodici medici sospesi nel Lodigiano continuano a non vaccinarsi

Nessuna marcia indietro ma l’Ordine li ha “tagliati fuori” e dunque non possono operare: tra di loro c’è anche un medico di base

I dodi ci medici sospesi dall’Ordine di Lodi perché non si sono vaccinati non hanno fatto marcia indietro. «A noi dovrebbero arrivare le segnalazioni, in caso di vaccinazione eseguita - dice il presidente dell’Ordine dei medici di Lodi Massimo Vajani che già nei giorni scorsi era intervenuto, raccomandando ai colleghi la necessità della profilassi anti Covid -, quindi ad oggi i dodici medici non si sono vaccinati dopo essere stati sospesi».

Uno dei medici sospesi è un medico di base di Zelo Buon Persico, un altro è un medico ospedaliero, mentre, tra gli altri, ci sono dottori in pensione e impegnati altrove. «La norma precedente - spiega il dottor Vajani - consentiva a un operatore sanitario non a contatto con i malati, per esempio, solo in assistenza con la telemedicina, di non vaccinarsi. Infatti, la norma diceva che in caso di mancata profilassi, l’operatore avrebbe potuto essere sospeso da altra mansione se esistente, oppure sospeso fino alla fine dell’emergenza pandemica. Il green pass rafforzato, invece, non prevede più questa seconda possibilità. Anche chi, non ha contatto diretto con i pazienti, se è medico, si deve vaccinare».

Oltre ai dodici medici, a Lodi, erano stati sospesi, quattordici operatori del comparto. Ieri, un’operazione dei Nas ha portato alla luce il caso di 281 medici al lavoro, in tutta Italia, senza essersi vaccinati, oppure già sospesi in quanto non avevano rispettato l’obbligo. Sono state verificate 4.900 posizioni relative a medici, odontoiatri, farmacisti, veterinari, infermieri, fisioterapisti e altre figure.

«Nel Lodigiano - fa sapere ancora Vajani - non sono stati segnalati casi di operatori non vaccinati al lavoro». Tra i professionisti controllati, nel Belpaese, è emerso che 126 di loro eseguivano prestazioni seppur già destinatari del provvedimento di sospensione dall’ordine, continuando a svolgere la libera professione presso gli studi di proprietà o presso ambulatori, come all’interno di reparti in ospedali pubblici e privati. Tali condotte hanno portato al deferimento presso l’autorità giudiziaria per l’ipotesi di reato di esercizio abusivo della professione.

Sono stati individuati anche 8 medici di famiglia ed eseguiti accertamenti nelle aziende sanitarie per possibile inerzia nel prendere provvedimenti nei confronti dei non va ccinati.

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