Covid - Dove tutto è iniziato/1 - ZONA ROSSA, LE ORE CONCITATE - Il video del nostro speciale

La decisione della Zona rossa e come vennero individuati i dieci comuni

La prima zona rossa nella Bassa Lodigiana fu realizzata sulla spinta del territorio, e in particolare del Comune di Codogno. A due anni di distanza dal primo caso di Codogno, abbiamo vissuto tutti il lockdown nazionale, poi le restrizioni, e le mascherine obbligatorie, e poi i lockdown parziali, le regioni gialle, arancioni e rosse. È passata tanta acqua sotto i ponti da quel 20 febbraio, ma la narrazione dei 24 mesi successivi a quelle prime ore concitate si sta discostando dalla cronaca (e dalla storia) di uno degli eventi più sconvolgenti degli ultimi 70 anni. Il primo caso fu riscontrato nella tarda serata di giovedì 20 febbraio. Le autorità sanitarie informarono il prefetto di Lodi Marcello Cardona, che poco dopo mezzanotte chiamò il sindaco Francesco Passerini, uscito da poco da una riunione politico-amministrativa. Fu il sindaco Francesco Passerini ad avvisare il sindaco di Casale Elia Delmiglio e quello di Castiglione Tino Pesatori. Alla mattina di venerdì 21 febbraio, prestissimo, tutti e tre partirono subito alla volta della Regione per una riunione tecnica urgente. In regione erano presenti i vertici del Pirellone, il Governatore Attilio Fontana, l’assessore al Welfare Giulio Gallera e l’assessore alla Protezione Civile Pietro Foroni, i vertici dell’Istituto Superiore di Sanità e il ministro della Salute Roberto Speranza, saliti da Roma nel primo mattino. Invece di finire alle 12,30, la riunione si concluse dopo le 17. Al termine, fu annunciato che si sarebbero «assunte misure straordinarie» per 10 Comuni della Bassa: Codogno, Casale, Castiglione, Fombio, Maleo, Somaglia, Bertonico, Terranova de Passerini, Castelgerundo e San Fiorano. Ma le dichiarazioni erano ottimistiche: non c’era un allarme generalizzato, le misure drastiche per quei 10 Comuni sarebbero servite a contenere il contagio, e del resto c’erano già stati altri focolai in Europa, una ventina di casi in Germania, altrettanti nell’Alta Savoia Francese. Per questo era stata concordata un’ordinanza, poi emessa in tarda serata, a doppia firma del ministro della Salute Roberto Speranza e del Governatore della Lombardia Attilio Fontana, che sospendeva ogni manifestazione, scuola, attività commerciale e lavorativa non essenziale. Al Prefetto il compito di applicarla. Ma come si arrivò alla definizione della zona rossa? È una domanda che in tanti hanno fatto, per capire le differenze con la tragedia bergamasca, dove la zona rossa non fu istituita. Ci si arrivò, perché la strada era già segnata. A quel tavolo regionale, il sindaco di Codogno Francesco Passerini si presentò infatti con un’ordinanza già pronta in cui disponeva, per motivi sanitari, la chiusura di uffici comunali, scuole, bar e luoghi di assembramento pubblico. Un’ordinanza «impossibile» nell’Occidente democratico. Per capire quanto il sindaco fosse determinato, il ministro Roberto Speranza chiese per tre volte a quel tavolo se fosse sicuro. Poco dopo le 14, le ordinanze (tre tecnicamente) furono rese effettive a Codogno, con Casale e Castiglione pronti a seguire. Per questo Regione e Ministero si convinsero a istituire la «cintura di sicurezza», chiudendo quei tre comuni, che erano il focolaio attivo. E ancora una volta fu il territorio a indicare la strada, con il supporto dell’assessore regionale lodigiano Pietro Foroni: perché non aveva senso chiudere Codogno senza chiudere Fombio, non si poteva bloccare Casale senza fermare anche Somaglia. Così, un comune per volta, si arrivò alla lista dei 10. Mentre i 10 Comuni della Bassa si fermavano, in attesa dei chek-point istituiti dalla prefettura il lunedì mattina, il sabato nel Lodigiano proseguiva quasi normale, con le scuole aperte, il nulla osta alla partita dell’Amatori (sospesa poi dalla Federazione), la gente in giro per strada a godersi il primo sole tiepido. Era la fine della vecchia normalità, mentre 50mila abitanti nella Bassa sperimentavano per primi il tempo delle restrizioni.

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