Così i pescatori di frodo stanno saccheggiando il Po

Dai 60 ai 90 quintali di pesce pescato di frodo ogni settimana nel Po. Usano reti di centinaia di metri, sostanze chimiche o elettrostorditori con cui «saccheggiano» il Grande fiume per poi rivendere il pescato sui mercati sia italiani che dell’Est Europa. Secondo una stima, i bracconieri sarebbero oltre 400. Impunemente, colpiti al massimo da una sanzione amministrativa che la maggior parte non pagano, guadagnano migliaia di euro al caro prezzo, per la collettività, di devastare ecosistema e ambiente. La situazione ha raggiunto dimensioni drammatiche e i deputati del Movimento 5 Stelle, con un’interpellanza depositata alla Camera, hanno chiesto al governo di fare al più presto qualcosa per porre rimedio.

«Nell’ambito della pesca di frodo mancano normative rigide - spiega il deputato Davide Tripiedi, primo firmatario dell’atto parlamentare -. Abbiamo chiesto ai ministri interpellati di aumentare i controlli e modificare le normative vigenti al fine di inasprire le sanzioni per chi effettua pesca di frodo». Nell’interrogazione i deputati pentastellati chiedono anche di velocizzare i lavori per la realizzazione del “corridoio ecologico” della diga di Isola Serafini a Monticelli d’Ongina, in provincia di Piacenza, finora lettera morta.

«È un passaggio necessario, che abbinato al preventivo obbligo di fermare una volta per tutte i pescatori di frodo, potrà ripristinare le rotte di migrazione dei pesci per centinaia di chilometri e servirà a preservare le specie ittiche e la loro riproduzione nel corso del fiume Po», osservano i grillini. L’azione richiesta al governo è quindi un’azione d’insieme, che da un lato fermi i bracconieri e dall’altro stanzi risorse per tutelare l’habitat acquatico e la sopravvivenza di molte specie di pesci.

Il business che la pesca illegale alimenta ha raggiunto ormai cifre impressionanti e intervenire significa spezzare gli interessi di tanti. È sufficiente armarsi di qualche “catturapesci” per sterminarne quintali, “merce” lucrosa e a costo zero. Il Po è ancora un bacino generoso. Mentre tutto avviene nel disinteresse generale, ci sono però rappresentanti delle forze dell’ordine e d’importanti associazioni di pesca che combattono quotidianamente la loro battaglia contro questa terribile piaga. I 5 Stelle hanno chiesto ai ministri di provare ad ascoltarli.

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