Cosa muove questo fiume di popolo?

La diocesi di San Bassiano. Non é solo il titolo del bollettino ufficiale della Chiesa laudense, ma è il nostro titolo, è il nome di tutti noi. Il patrono é il padre, e di San Bassiano siamo tutti figli. Per questo in cattedrale, che è la nostra casa, oggi nessuno vuol mancare. Alla nostra Chiesa, alla terra laudense, il proto Vescovo ha dato il proprio volto. Come è stato scritto, San Bassiano impersona tutta la storia religiosa e civile del popolo lodigiano. Gli esperti, che hanno studiato e pubblicato cose molto interessanti, dicono che della vita del nostro patrono conosciamo solo alcuni dati, anche se essenziali e qualificanti, e a noi sono giunte poche sue parole.Perché, dunque, oggi il popolo laudense, come per un appuntamento al quale non si può mancare, affolla la cattedrale, si mette in fila per scendere in cripta, tocca l’urna del Santo, quasi per farsi accarezzare da lui, mormora una preghiera, senza disdegnare poi, una volta risalito in basilica e uscito in broletto, di onorare – qualcuno anche per devozione – il detto che “mangià la büseca el dì de San Bassan vör dì sta ben tütt l’ann”? Cosa muove questo fiume di gente, di popolo, di popolo vero, a sfilare, come se fosse la cosa più naturale da fare, davanti alle ossa di un uomo morto – plenus dierum et virtutum – sedici secoli fa, a 90 anni di età, dopo 35 anni di episcopato, e che da allora i lodigiani hanno custodito gelosamente e voluto sempre con sé, senza nessuna interruzione, prima nella città antica, poi in quella nuova che non fecero sorgere senza casa, la cattedrale, e senza il corpo venerato del loro padre, San Bassiano, al punto che anche oggi, dopo sedici secoli, non possiamo essere e sentirci lodigiani senza questa festa meravigliosa del 19 gennaio? Darà risposta a questa domanda anzitutto colui che è il più titolato a farlo, il nostro Vescovo Maurizio, che da pochi mesi è il successore, in una catena mai spezzata, di San Bassiano e siede sulla sua cattedra per continuarne il ministero. Risponderà il Sindaco di Lodi, con gli amministratori del territorio. Risponderà ogni figlio di San Bassiano, in quel dialogo interiore che oggi intratterrà con lui. Qualche elemento per una risposta può venire da un detto, suggestivo, secondo cui mentre la madre ama il figlio per ciò che egli è, il padre lo ama per ciò che egli può diventare. Il nostro patrono-padre San Bassiano continua a vegliare sul nostro popolo, sulla vigna che il Signore ha piantato nella nostra terra, in questa “zolla feconda” tra il Po, l’Adda, il Lambro, perché essa “cresca e fiorisca rigogliosa” quale egli, il primo Vescovo, la volle “per divin consiglio”. Oggi dunque sentiamo ciò che siamo e vogliamo essere, ciò che vogliamo insieme restare e diventare. Il “grande Bassiano” (così San Giovanni Paolo II a Lodi, il 20 giugno 1992) ci ha radicato in quella fede cristiana, per la quale qualche decennio prima non esitarono a morire Vittore, Nabore e Felice. Il loro martirio non intimorì i cittadini di Laus Pompeia che di lì a non molto ebbero in dono il loro padre, un pastore buono venuto non sappiamo se da Siracusa, da Roma, da Ravenna, che ci stabilì nella fede degli Apostoli. Da allora quella stessa fede, sempre antica e nuova, “dura nei secoli”, e così anche oggi è la nostra fede.Il popolo laudense, che non è mai esistito senza la compagnia del suo primo Vescovo, sente allora che qui oggi deve venire, qui oggi deve tornare; sente di avere bisogno… del dì del San Bassan per sta ben tütt l’ann… Possiamo pensare che la solennità del nostro Santo Patrono sia come quel sorriso che Sant’Ambrogio ebbe in dono dal Signore sul letto di morte e confidò all’amico San Bassiano, così che il popolo laudense si senta oggi illuminato e riscaldato dal “sole raggiante da aurora castissima”, il Verbo, vero Dio e vero uomo.

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