Cosa fare con i “figli del vento”?

La presidenza di turno dell’Unione europea, detenuta in questo secondo semestre 2011 dalla Polonia, raccoglie idealmente il testimone per l’inclusione delle popolazioni rom dalla precedente presidenza ungherese. Lo lotta contro la discriminazione verso gli oltre 10 milioni di rom, zingari, manouches, ashkali o sinti, che costituiscono la più grande minoranza del continente, ha assunto una marcia in più negli ultimi mesi, fino alla decisione del Consiglio europeo (dove siedono i 27 capi di Stato e di governo dell’Ue) del 24 giugno, che ha varato il piano europeo per l’integrazione dei “figli del vento”, il quale è così divenuto vincolante per i paesi membri.Il governo polacco ha dunque promosso per l’1 e 2 agosto una iniziativa che comprende momenti di studio, manifestazioni pubbliche (a Cracovia) e una cerimonia ufficiale (al campo di Auschwitz-Birkenau), fino a proclamare il 2 agosto come “Roma and Sinti Genocide Remembrance Day”, ovvero il giorno che ricorderà l’“Olocausto dimenticato”, come ha spiegato il portavoce della presidenza Ue. In particolare si fa riferimento all’uccisione di circa 4mila rom proprio nel campo di Auschwitz avvenuta all’inizio di agosto del 1944. Un’occasione per “riflettere, in chiave educativa, sui tragici eventi della seconda guerra mondiale”, durante la quale 500mila zingari furono sterminati nei lager nazisti, “e per analizzare i fenomeni di discriminazione, xenofobia e razzismo dell’Europa di oggi”. Lo stesso Parlamento di Varsavia ha predisposto una dichiarazione ufficiale che ricorda tale genocidio e ne richiama il monito per ogni tempo.Agli eventi sono invitati studiosi e personalità di diversi paesi che si soffermeranno ancora una volta sul piano Ue per l’integrazione dei rom che chiede istruzione, lavoro, casa e servizi sociali per questo gruppo etnico, al quale ovviamente gli Stati Ue domandano al contempo di rispettare le leggi nazionali, la tutela per i soggetti più deboli, la capacità di inserirsi nel mondo del lavoro…Per migliorare la vita dei rom, il piano comunitario – sottoscritto da tutti i governi dell’Unione – vuole garantire che tutti i bambini rom portino a termine il ciclo della scuola primaria, parità di accesso al mondo del lavoro e all’assistenza sanitaria e sociale, parità di accesso agli alloggi o possibilità di allacciamento delle comunità rom alla rete idrica ed elettrica qualora vivessero in stato nomade. Entro la fine del 2011 i singoli paesi Ue “dovranno elaborare le proprie strategie nazionali applicando tali orientamenti”. La Commissione – attraverso l’Agenzia Ue per i diritti fondamentali – è incaricata di verificare l’applicazione di tali disposizioni e dovrà riferire in merito al Parlamento e al Consiglio con cadenza annuale.La vice presidente della Commissione, Viviane Reding, ha affermato a questo proposito: “Gli Stati membri hanno la responsabilità comune di mettere fine all’esclusione” della principale minoranza presente nel continente. È ora di andare oltre le buone intenzioni e intraprendere azioni concrete”. Il commissario per gli affari sociali e l’integrazione, Laszlo Andor, ha ribadito: “La persistente esclusione della popolazione rom è inaccettabile nell’Europa del ventunesimo secolo. Negli ultimi anni le condizioni di vita della maggioranza dei rom e le loro relazioni con il resto della società non hanno fatto che peggiorare”. Da qui il collegamento della questione-rom alla strategia Europa 2020 per la crescita, l’occupazione e l’inclusione sociale. L’Europa è di tutti gli europei – segnala l’Ue –, e i rom sono cittadini europei.

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