Corte Palasio, la triste eredità della tromba d’aria

Il giorno dopo in paese ci sono macerie e detriti: un evento atmosferico potente e distruttivo

Un evento atmosferico potente e distruttivo, che ha lasciato il segno nel Lodigiano. Macerie e detriti a non finire: il quadro del giorno dopo a Corte Palasio è il dramma di chi deve rimboccarsi le maniche per raccogliere i resti che la tromba d’aria ha lasciato sul suo cammino, lasciando solo la speranza di sostegni dall’alto che possano concedere un aiuto economico alle famiglie coinvolte. La tromba d’aria, che in solo pochi minuti ha spazzato via tetti, tegole, grondaie e intere mura di una cascinale del paese, ha lasciato il segno anche nell’animo della gente che ora è desolata per l’accaduto.

«È successo tutto in soli pochi minuti - ricorda Maurizio Avaldi che abita in via Adda con la famiglia in una bivilla al piano terra, con i genitori al primo piano -. Erano le 14,40 quando ho chiuso la finestra perché sembrava che stesse arrivando il temporale e ho visto le piante di fronte casa completamente piegate su se stesse dal vento. Spaventato ho chiuso tutto prima che la tromba d’aria arrivasse verso di noi». E così è stato: la furia di vento si è abbattuta sull’abitazione al civico 3, cosi come sulle case nella Corte Lombarda, in via Roma. Gli interventi dei vigili del fuoco accorsi sul posto hanno permesso di mettere in sicurezza le aree coinvolte, rimuovendo tegole e calcinacci che costituivano un pericolo per i residenti. Un lavoro che si è protratto fino a mezzanotte quando i cittadini hanno potuto far rientro a casa, al sicuro. Posizionati sui tetti più compromessi, teloni plastificati hanno evitato ulteriori danni causati dal maltempo e la notte è trascorsa con un gesto di solidarietà da parte della pizzeria “Da Lella” che ha sfornato una ventina di pizze per tutti gli “addetti ai lavori”.

E il giorno seguente si è potuto procedere con la conta dei danni, rimboccandosi le mani per rimuovere quello che è rimasto.

Lungo via Adda, un cumulo di lamiere accartocciate, legname e tegole rotte sono quel che resta del tetto, piovuto giù come niente nella furia del ciclone. Ma il peggio è solo a qualche centinaia di metri più in là, presso la cascina Pacchioni dove il vento ha scoperchiato il tetto dai pannelli fotovoltaici, votati a 200 metri di distanza, nei campi. Il porticato ora non esiste più: è crollato su se stesso tra cemento, cocci e legname del tetto che ha ricoperto la panda bordeaux parcheggiata.

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