Contribuire a creare nuovi posti di lavoro

Ho letto con interesse il contributo fatto pervenire a “IL Cittadino” da Domenico Campagnoli, Segretario Generale della Cgil di Lodi, in merito agli sforzi realizzati per fare in modo che nella nostra Provincia nuovi insediamenti nel settore della logistica possano avvenire senza ulteriore consumo di suolo agricolo, ma privilegiando il recupero di aree dismesse presenti sul territorio. Ed ho letto con altrettanto interesse la posizione espressa su tale questione dall’Area programmatica “Il sindacato è un’altra cosa nella Cgil di Lodi”, con la lettera “Il segretario della Cgil ha cambiato linea” pubblicata il 12 gennaio. L’interesse mi deriva dal fatto che questo confronto mi ha rimandato a problemi affrontati in altri tempi: ben vent’anni fa, all’epoca della prima Giunta Guerini in Provincia di Lodi, quando mi fu chiesto di farne parte, una delle deleghe che mi furono assegnate fu proprio quella finalizzata al recupero delle aree dismesse,intendendo per questo ed in primo luogo l’area ex Gulf, situata nei Comuni di Bertonico-Turano e Terranova dei Passerini, che oramai da circa 15 anni risultava dismessa dopo la chiusura della raffineria che vi era stata insediata. Sulla base di queste posizioni e confrontandole con la mia esperienza ho fatto alcune riflessioni: La prima è che l’accusa che viene rivolta al Segretario della Camera del Lavoro dall’Area Programmatica, anche attraverso riflessioni di merito, mi sembra più che altro strumentale ad altre finalità che andrebbero espresse con maggiore chiarezza. Questo perché la imputazione di avere cambiato linea e quindi di non essersi impegnato adeguatamente per fare in modo che il prospettato nuovo insediamento logistico venisse realizzato nell’area prima occupata dall’Akzo Nobel mi sembra almeno ingenerosa. Ho avuto occasione di partecipare, se non ricordo male, non più tardi di tre o quattro anni fa, alla celebrazione del 1 maggio tenuta al Castello di Fombio, in cui il tema centrale era quello legato alla necessità di valorizzare il contributo che poteva essere portato, dal riutilizzo di un’area come quella Akzo Nobel, alla ripresa produttiva e quindi occupazionale del nostro territorio; e mi risulta che la caratterizzazione in questo senso di questo appuntamento fosse stata voluta con particolare convinzione da Campagnoli stesso. E so che anche in questi anni questo impegno è stato portato avanti sempre con analoga convinzione. La seconda mi deriva dall’esperienza maturata in questo campo: ritengo che negli anni in cui ho ricoperto l’incarico di assessore provinciale l’impegno profuso per fare in modo che l’area ex Gulf potesse venire recuperata ad uso produttivo sia stato molto forte non solo da parte mia ma da parte di tutta l’amministrazione provinciale. Son convinto che questo non verrà riconosciuto dai compagni dell’Area Programmatica, ma avere fatto inserire quest’area nella programmazione regionale prevista dalla legge di settore, avere ottenuto un contributo di oltre 2,5 miliardi di vecchie lire per realizzarne l’infrastrutturazione, predisposto i piani di urbanizzazione, proceduto anche ad una attività di promozione per farla conoscere al di fuori della cerchia del nostro territorio, tutto questo in collaborazione con i Comuni interessati, ha significato un grande impegno che anche in quella occasione non fu premiato.Quale considerazioni trarre da questi episodi? Da una parte occorre tenere presente che le decisioni che vengono prese dalle aziende non tengono sempre conto delle opportunità e facilitazioni che vengono fornite dagli operatori pubblici: facilitazioni di prezzo, disponibilità di mano d’opera, infrastrutturazione, collegamenti sono elementi che probabilmente non esauriscono le variabili che portano ad una scelta. Dall’altra i vincoli che possono essere posti da una programmazione territoriale correttamente intesa: negli anni passati ogni Comune ha deciso per se in merito all’insediamento di strutture destinate alla logistica, e questo ha comportato la proliferazione di tanti capannoni che sono stati giustamente criticati. Successivamente si è tentato un maggiore coordinamento di queste scelte attraverso il piano territoriale di coordinamento. Sicuramente oggi tale programmazione risulta largamente ridimensionata viste le condizioni in cui versa la Provincia e l’ultima possibilità che può rimanere per impedire nuovo consumo di suolo è che il comune interessato dal nuovo insediamento , di fronte ad una proposta alternativa come quella del riutilizzo di un’area dismessa, si rifiuti di concedere l’area. Ma, fra le variabili di cui tenere conto vi è anche quella che una posizione di questo genere potrebbe portare l’operatore economico ad abbandonare l’interesse per il nostro territorio e rivolgersi altrove. Per questo ritengo che le organizzazioni sindacali si siano comportate in modo del tutto corretto: dopo avere posto con determinazione le possibilità alternative che potevano essere offerte utilizzando tutti i canali, istituzionali e non a disposizione, essersi posti sul terreno di un confronto per la realizzazione di un nuovo insediamento non ha significato derogare ad una linea già scelta, ma affrontare con serietà il problema di come contribuire a creare nuovi posti di lavoro in una situazione che ne ha grande necessità.

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