Contagi e morti alla casa di riposo di Mediglia, chiesta l’archiviazione

L’inchiesta era stata avviata nella primavera del 2020

La procura della Repubblica di Lodi ha chiesto l’archiviazione dell’inchiesta avviata nella primavera dello scorso anno per i contagi da Covid e i 77 morti nel giro di pochi mesi, fino alla fine di aprile 2020, tra gli ospiti della Rsa Borromea di Mediglia. Si tratta del primo dagli almeno sette fascicoli di indagine aperti a Lodi a seguito dei contagi da coronavirus all’interno di ospedali e residenze sanitarie. L’indagine, affidata anche ai carabinieri del Nas, era partita a seguito di esposti presentati da alcuni parenti delle vittime. «Abbiamo effettuato anche raffronti con altre Rsa che risultano aver adottato misure più restrittive e abbiamo concluso che non c’è assoluta certezza che siano state proprio le condotte di responsabili nella struttura a determinare la morte dei pazienti - spiega il procuratore Domenico Chiaro -. Sicuramente a Mediglia erano mancati alcuni presupposti operativi che invece abbiamo riscontrato in altre Rsa del territorio, che abbiamo assunto come modello, la gestione in quel periodo può essere oggetto di critica. Ma non è sufficiente, sotto il profilo del reato colposo, che vi sia un comportamento rischioso perchè ci deve esser la certezza che questo comportamento sia, poi, da mettersi in ragione di causa con lo sviluppo di contagi. Teniamo anche conto che nella fase iniziale della pandemia era tutt’altro che facile reperire mascherine e fare effettuare tamponi e che c’era una conoscenza limitata riguardo al Covid-19, limitatezza di cui tiene conto anche l’articolo 3 bis della legge 76/21 che limita la responsabilità dei sanitari ai casi di colpa grave. A nostro avviso non ci sono prove sufficienti per sostenere le accuse in giudizio, ma è prevedibile e comprensibile che arriveremo al vaglio del gip, cui spetterà l’ultima parola sul giudizio o meno, o su ulteriori indagini, assieme ad alcune opposizioni da parte di legali o familiari».

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