Concorsi scolastici, una jattura

Si sta rivelando una mazzata per gli idonei, il concorso per dirigenti scolastici in pectore della Lombardia. La recente sentenza del Consiglio di Stato ha chiarito un punto incontrovertibile: in un concorso pubblico deve essere garantito l’anonimato nella correzione degli scritti. Galeotte furono, dunque, quelle presunte buste trasparenti che fanno arretrare gli idonei di qualche passo indietro e mette i ricorrenti nella posizione di vedersi rispettati i «diritti di pari trattamento». Ora che l’iter giudiziario ha raggiunto l’ultimo stadio, si sprecano i commenti. Sindacati, organizzazioni di categoria, legali di parte e stampa specializzata si fronteggiano a cercare le cause che hanno cacciato la scuola lombarda in questa triste situazione. Un fatto è certo. Questa vicenda, che potrebbe dilatarsi all’infinito, a mioavviso non ha né vincitori né vinti, né gaudenti per l’esito giudiziario favorevole né perdenti per la sconfitta subita. Per tanto tempo si sono fronteggiate due fazioni. Da una parte i legali a rappresentare coloro che hanno subito un torto a causa delle presunte buste trasparenti, dall’altra i legali di coloro che si sono visti negare l’idoneità conquistata sul campo per «difetti strumentali». Per tanto tempo docenti in carriera si sono fronteggiati a distanza, si sono sfiorati e ignorati, si sono guardati con occhi infidi, per certi aspetti si sono persino isolati, hanno fatto parlare i propri legali, hanno condiviso solo le diverse aule dei tribunali, covando gli uni tanta rabbia, gli altri tanta speranza. Rabbia per non essere stati riconosciuti idonei, speranza per vedere nella sentenza l’occasione di riacciuffare un obiettivo andato smarrito. Ciò che ha avuto buon gioco in questo periodo è stato un reciproco isolamento che ha trovato nel confronto legale a distanza l’unica via di contatto. Dunque tutti devono ritenersi sconfitti perché dall’isolamento relazionale si esce solo sconfitti. Si può forse gioire per una “frustata” inferta a qualcuno? Direi proprio di no. Se c’è qualcuno, o meglio, se c’è un’istituzione che ne esce sconfitta questa è proprio la scuola. Per l’ennesima volta assistiamo al fallimento del sistema di reclutamento in atto. Non c’è concorso che non abbia i suoi estenuanti contenziosi, che non abbia le sue infinite battaglie legali dove si fronteggiano i diversi schieramenti separati in casa: la scuola. Certamente non è in discussione il richiamo al rispetto delle norme, al rispetto e alla tutela dei diritti di tutti. Nel nostro caso l’anonimato di chi partecipa a una prova scritta è una conditio sine qua non la garanzia di legalità è messa in discussione. Anche il solo dubbio che qualcuno possa aver tratto profitto da una strumentale interpretazione della norma o da una ipotetica strumentale applicazione di una furbata adeguatamente consumata, non aiuta nessuno a comprendere il valore legale ed etico di un lavoro. Ora di certo con questo caso lombardo del concorso dei futuri dirigenti scolastici, per i giudici, siamo di fronte a un qualcosa che può aver alterato il giudizio di idoneità. Le buste sia pur ritenute infimamente trasparenti (è stato detto che presentavano un 96% di opacità), sono comunque una condizione sufficiente a rimettere in dubbio il formale rispetto dell’anonimato nella correzione degli elaborati. Nessuno deve dubitare sul fatto che i candidati dichiarati idonei sono tali grazie a giornate di intenso studio e seria preparazione. Pensare il contrario a causa della strana presunta trasparenza delle buste si rischia di mettere in discussione il diritto inviolabile del candidato che si ritroverebbe valorizzato da un voto immeritato e non dalle effettive capacità professionali che da un elaborato scritto possono emergere. Chissà se da questo bailamme non nasca l’idea di nuove formule di reclutamento. Un’idea potrebbe essere quella di rendere abilitante la laurea specialistica conseguita e dare quindi a chiunque voglia intraprendere la carriera di dirigente scolastico, la possibilità di misurarsi professionalmente con il giudizio del libero mercato. Nella fattispecie il dirigente scolastico non dovrebbe passare più da una fase concorsuale con tutti i limiti che questa comporta, ma da un affidamento d’incarico a termine (rinnovabile), legato all’effettivo raggiungimento degli obiettivi prefissati. Del resto spesso veniamo a conoscenza di vincitori di concorso senza posto, parcheggiati in uno speciale «Limbo d’attesa», legati alla speranza che i nodi propedeutici, a cui sono correlate le assunzioni, possano sciogliersi e possano conseguentemente riconoscere ai vincitori il diritto al posto conquistato con fatica e sacrificio. Nel nostro caso abbiamo degli idonei a dirigente scolastico che per un certo periodo hanno vincolato il ritmo della propria vita a quella delle fasi del concorso, che si sono attenuti alle regole imposte nei vari passaggi, ma che alla fine hanno dovuto fare i conti con chi rivendica il diritto dell’imparzialità. Giusto. Quando il dubbio si insinua e diventa un tarlo è bene che si vada a cercare la verità. E la verità è che il dubbio ha assalito sia i ricorrenti, sia i magistrati che su di esso hanno fondato la sentenza. In effetti il dubbio che ha accompagnato sin dall’inizio questa vicenda ha fatto male ad alcuni in quanto foriero di una verità che non si voleva scoprire (la presunzione di trasparenza delle buste), mentre si è rivelato un’ancora di salvezza per altri a cui si sono aggrappati per una verità che lascia delle speranze. A me, però, viene un altro dubbio. A governare la scuola sarà forse chiamata sempre più spesso la Magistratura? Da questo concorso usciamo tutti con le ossa rotte. Ne escono gli idonei esasperati da un continuo stillicidio giudiziario; ne escono i ricorrenti che sia pur soddisfatti della sentenza del Consiglio di Stato, non possono brindare perché hanno solo ottenuto di allungare all’infinito un concorso già espletato; ne esce la scuola che continua ad essere parte preponderante di un’accresciuta cultura di disistima; ne esce lo stesso Ministero dell’Istruzione che si trova a fronteggiare per l’ennesima volta un caso di «mala assunzione» le cui sorti, come d’abitudine oramai, sono affidate ai giudici. Intanto si apprende in questi giorni che anche in Abruzzo i giudici del TAR hanno annullato la graduatoria degli idonei a dirigente scolastico per una serie di vizi procedurali. E continuiamo a parlare di autorevolezza. Ma di chi?

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