Con la sua forza era sostegno a tutti noi

Pur notando le precarie condizioni di salute, non ci aspettavamo la repentina scomparsa di don Claudio. Così chiamavamo sempre per antica familiarità Mons. Baggini, Vescovo emerito di Vigevano. In questi ultimi anni, dopo che dal 2011 per motivi di salute si era ritirato presso il Seminario a Lodi, ha vissuto ancora più intensamente le ragioni del motto che ha scelto per il suo servizio episcopale: “la croce unica speranza”. Ed è stata una vera croce, portata con ammirevole dignità, senza un lamento, con amore per la vita, difesa a denti stretti fino all’ultimo respiro, anche quando gli costava scambiare solo qualche battuta con i commensali. Ma non mancava mai a nessun appuntamento sacerdotale, diocesano, episcopale. Anche se provato, incoraggiava e con la sua forza interiore era sostegno a tutti noi.Pur notando le precarie condizioni di salute, non ci aspettavamo la repentina scomparsa di don Claudio. Così chiamavamo sempre per antica familiarità monsignor Baggini, Vescovo emerito di Vigevano. Era stato ordinato sacerdote al termine del mio primo anno di Seminario e da allora non l’ho più perso di vista, anche perché era una figura sacerdotale che aiutava a identificarsi con la missione del prete. Si era sentito chiamato a questa vocazione e la decisione di entrare in Seminario aveva incontrato qualche perplessità in sua madre, pur donna di grande fede. Per la sua vivacità la madre pensava che in Seminario egli non avrebbe resistito. Tanto che per un ritorno imprevisto in parrocchia per l’ingresso del nuovo parroco alla festa dell’Immacolata, sua madre al vederlo entrare in casa gli disse sconfortata: «Non hai resistito nemmeno fino a Natale!». In realtà egli percorse tutto il Seminario con grande profitto per la sua maturazione umana e spirituale, sempre ottenendo brillanti risultati e con l’apprezzamento dei responsabili della sua formazione. In Seminario quelli della mia età lo hanno avuto come insegnante di scienze e come educatore, con il risultato di crescere nell’interesse per il mondo scientifico e compiere, grazie al suo aiuto, passi significativi nella nostra maturazione verso il sacerdozio. Il suo impegno per il mondo della scuola si è espresso nel Seminario, nel Collegio S. Francesco e poi soprattutto come preside della Scuola Diocesana, dove mise a frutto anche la sua specializzazione in psicologia conseguita in un secondo tempo all’Università Salesiana a Roma. Lì nella scuola ragazzi e famiglie hanno avuto modo di apprezzare la sua professionalità esigente, la sua amabilità e autorevolezza di educatore, la sua figura limpida di prete. Nel frattempo aveva anche offerto il suo servizio al Vescovo Monsignor G. Oggioni come segretario. Il carattere gioviale e la battuta pronta lo hanno sempre contraddistinto, come quella volta che al Vescovo che benevolmente lo rimproverava con l’espressione: «Sei un segretario del lela», rispondeva: «Guardi che se io sono il segretario, il lela è lei». Si prestava volentieri per tante necessità nelle parrocchie, per sostituire sacerdoti ammalati o assenti e non si sottraeva a assunzioni temporanee di responsabilità nella conduzione di parrocchie, o di situazioni particolari, come nel caso della sostituzione, già da Vicario Generale, del cappellano dell’Ospedale Vecchio con permanenza notturna in Ospedale per un lungo periodo, fin che si riuscì a individuare una diversa e stabile disponibilità da parte di un altro sacerdote. E non faceva mai pesare i suoi impegni. Monsignor P. Magnani lo volle Vicario Generale e fu una nomina a sorpresa, ma indovinata e felice. Continuò in questo incarico anche con Monsignor G. Capuzzi che non nascondeva di nutrire per lui stima e fiducia senza riserve. Di Monsignor Claudio mi ha sempre colpito la capacità di concentrazione, anche nei contesti più disparati, la bontà d’animo e la disponibilità al dialogo costante, la propensione all’ascolto, la serenità del volto e dell’intimo, l’obiettività nel giudizio e la discrezione massima sulle persone e sulle questioni personali, l’intensità della vita spirituale con uno stile esemplare di preghiera, la generosità nella dedizione a tutti e ciascuno, al popolo di Dio. Tutti tratti che ha riversato con frutto nel suo episcopato a Vigevano, ricambiato dalla stima e affetto del popolo fedele di quella Chiesa.In questi ultimi anni, dopo che dal 2011 per motivi di salute si era ritirato presso il Seminario a Lodi, ha vissuto ancora più intensamente le ragioni del motto che ha scelto per il suo servizio episcopale: «La croce unica speranza». Ed è stata una vera croce, portata con ammirevole dignità, senza un lamento, con amore per la vita, difesa a denti stretti fino all’ultimo respiro, anche quando gli costava scambiare solo qualche battuta con i commensali. Ma non mancava mai a nessun appuntamento sacerdotale, diocesano, episcopale. Anche se provato, incoraggiava e sicuramente con la sua forza interiore era sostegno a tutti noi. Con quella forza continua ora con efficacia ancora maggiore la sua intercessione a favore di tutti noi, che abbiamo avuto la fortuna di averlo amico e fratello.

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