Come gestire un Comune in tempo di crisi?

La crisi che sta attanagliando il nostro Paese da quasi tre anni, con l’eventualità che continui a far sentire i suoi effetti negativi ancora per molto tempo, è il dato di fondo con il quale si deve misurare oggi ogni amministratore pubblico. A Lodi la crisi si percepisce in maniera evidente da molti elementi sotto gli occhi di tutti: la chiusura di decine di esercizi commerciali e la desertificazione di diverse strade cittadine; la stasi prolungata del mercato immobiliare e delle attività ad esso connesse; la difficoltà ad avviare nuove attività artigianalie commerciali; l’aumento delle famiglie e delle persone che si rivolgono agli enti pubblici e privati per un soccorso immediato; la disoccupazione crescente e l’impossibilità per tanti giovani di inserirsi nel mondo del lavoro. Cresce, così, la richiesta di aiuto nei confronti delle istituzioni sia pubbliche che private, mentre diminuisce la capacità operativa di molte diloro; anche il Comune è alle prese con una lenta ma sistematica erosione delle sue capacità di spesa e di intervento da parte degli enti superiori. Come gestire, allora, un Comune in tempo di crisi?Non sono molte le strade percorribili; anzi, le scelte amministrative appaiono per molti aspetti scontate. Si tratta anzitutto di riuscire a ridurre gli sprechi, orientando poi le scarse risorse a disposizione su progetti mirati e qualificati, facendo infine appello a quella straordinaria riserva di energie umane che è l’associazionismo, per riuscire a rispondere alle altre necessità di una comunità complessa come la nostra.In questi giorni i candidati a sindaco di Lodi per le prossime amministrative in calendario il 26 e 27 maggio prossimi sono alle prese proprio conla definizione dei programmi da sottoporre agli elettori. Dai primi comunicati ufficiali di alcuni candidati appare chiaro come la scelta di fondo seguita sia quella della demagogia. Si promettono interventi impraticabili, creando un clima di speranza e fiducia lontano però dalla realtà oggettiva. E’ questo ciò che deve fare un buon amministratore pubblico? Il mio obbiettivo di fondo è, sì, quello di infondere fiducia nel futuro che è alle porte, guardando avanti con ottimismo, ma nella consapevolezza che questo futuro potrà essere roseo tra qualche anno se e soltanto ciascuno di noi sarà disposto a sacrificare qualcosa di sé a favore degli altri. Penso ad un vero e proprio patto sociale, da sottoscrivere con tutte le persone di buona volontà e con le realtà associative cittadine, nell’intento di far fronte comune nei confronti di una crisi che rischia di colpire anche le relazioni sociali. Là dove il Comune non riuscirà ad arrivare, potranno provvedere cittadini ed associazioni, di comune accordo con l’amministrazione pubblica. E’ un appello al senso civico quello che mi sento di rivolgere a tutti, per consentire alla città di continuare a crescere e migliorarsi malgrado la crisi, facendo emergere il ‘meglio’ che vi è in ciascuno di noi a beneficio di tutti e ponendo le basi per una nuova primavera lodigiana.Rinnovato patto socialee maggior senso civicosono, a mio parere, gli elementi di base per riaccendere la speranza nel futuro, obbiettivo di fondo di un buon amministratore.

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