Colatore Muzza: la vera assente è la politica

Gentile Direttore, scrivo sul suo autorevole quotidiano dopo aver appreso dalle sue pagine che molte sono le preoccupazioni che alcuni cittadini, tanti ad oggi, hanno nei confronti di alcuni interventi in materia ambientale che si stanno realizzando sul nostro territorio provinciale inerenti i circa 5 Km lungo il Colatore Muzza che attraversa diversi nostri campanili e come qualche giorno fà proprio il Comune capofila e committente dell’intervento, per bocca del suo primo cittadino la signora Bonvini, ci ha spiegato. Vede Direttore, già qualche settimana fà, sul suo giornale, scrissi e aprii ad un dibattito ampio sul futuro ambientale e paesaggistico del nostro territorio, o meglio ad un momento di confronto sereno e leale ma anche di partecipazione tra tutti, cittadini ed istituzioni, associazioni di categoria e rappresentanti politici, ma ad oggi questo non è ancora avvenuto, o meglio lo stiamo facendo attraverso un buon strumento di comunicazione come facebook, così come avete raccontato della nascita del gruppo “Salviamo la Muzza”, ma aimè non può e non deve bastare o addirittura cancellare o sostituire l’esercizio della polis tra i cittadini. Ecco perché colgo l’occasione di rilanciare questo invito come altri amici hanno fatto anche in questi giorni attraverso i propri contributi proprio sul suo giornale.Entrando nel merito del Canale Muzza, pur comprendendo la bontà progettuale che ha senso su delle tavole grafiche, ove tutto funziona ed è gradevole non solo alla vista, alle risoluzioni di nuove e affascinanti viste grafiche e prospettiche, credo ci sia invece qualcosa di meno edificante ed affascinante nella realizzazione, basta recarsi lungo la Muzza per rendersi conto di cosa sta succedendo e di come sta avvenendo questo intervento, di che patrimonio naturale, cresciuto in anni e anni, si stia distruggendo in nome di interventi di miglioramento idrogeologico delle sponde dello stesso colatore, di una migliore fruizione e caratterizzazione di uno dei piccoli e ormai risicati polmoni verdi del Lodigiano, i cui proprietari non sono solo alcuni, ma tutti, anzi lo sono per primi la fauna e la flora che caratterizzano quel tratto, come altre pochissime parti del lodigiano, che in questi vent’anni sono state trasformate e compromesse irrimediabilmente.Abbiamo letto, appreso ed ascoltato che tutto quello che si sta facendo lungo il Colatore Muzza è stato fatto secondo un Accordo di Programma tra Regione ed il Ministero dell’Ambiente, con ovviamente il coinvolgimento e l’assenso degli altri enti competenti coinvolti come i Comuni, la Provincia, lo Ster, il Parco Adda ed il Consorzio di Bonifica Muzza. Per scrupolo, essendo stato Assessore alla Pianificazione Urbanistica e Tutela e Sviluppo Territoriale nonché alle Infrastrutture, sono andata a cercare tra i miei faldoni se vi era qualche documento che fosse passato sulla scrivania del “politico competente” per delega e con mio rammarico non solo non vi era nulla ma ho scoperto che, intanto il progetto lungo la Muzza è abbastanza datato e quindi l’iter era proseguito nel tempo fino ad arrivare alla sua concretizzazione ma ancor di più, per quanto riguarda la Provincia di Lodi tutto si è svolto come “semplice istruttoria dirigenziale e di competenza delle varie unità operative” anche dopo il commissariamento dell’ente stesso. Questo sta a significare come dietro i perfetti e deleteri iter tecnico-burocratici ci sia tutta l’assenza della politica, cioè di quelle responsabilità e di quelle scelte condivise che devono essere sì di miglioramento e di manutenzione straordinaria come ci ha spiegato il Sindaco Bonvini, ma forse ci vorrebbe ancor di più e prima una continua manutenzione ordinaria, per non arrivare sempre a quella straordinaria… tipica di questa Italia, con un coinvolgimento di chi vive e conosce il territorio e non di chi istruisce le pratiche e spesso poi ne decide i destini futuri ed i vari aspetti economici degli operatori che vi opereranno.Mi domando che senso ha con dei soldi pubblici, abbattere delle piante preziose per il nostro territorio, sempre più impoverito per poi andarne a ripiantarne altre, sempre con soldi pubblici. Che senso ha fare interventi così invasivi se non si fanno quelli ordinari di pulizia delle sponde dei canali irrigui? Che senso ha creare dei percorsi ciclopedonali di valenza ambientale se poi ci si inoltra in un territorio distrutto da cave, siti di rifiuti (ufficiali e ufficiosi), centrali elettriche di varia natura, aree abbandonate e degradate che attendono di essere bonificate (con la speranza che non incappino nei soliti personaggi) e altro ancora.Ora sappiamo quello che si vorrebbe fare, con la speranza almeno che questo percorso di fruizione lungo la Muzza non nasca sulla stessa distruzione della stessa, ciò in cui auspico è che almeno si uniformi alla cartellonistica provinciale e regionale tanto richiesta e voluta dai cittadini, ma che non rimanga un altro segmento di percorso ambientale fine a se stesso e slegato da un’insieme che è tutto il territorio provinciale. Credo però che prima di tutto ci sia da interrogare la Regione e non solo sull’opportunità di distruggere per ricostruire, ecco Direttore, con la mia tenacia e schiettezza di sempre chiederò all’Assessorato competente se è opportuno procedere in questo modo, se forse qualcosa è sfuggito o è stato poco valutato, sono certa che insieme a me troverò quei cittadini e rappresentanti politici che non vivono di slogan ed inciuci, ma che hanno davvero a cuore il proprio territorio nel curarlo con manutenzioni vere ed importanti, oltre a rispettarlo e preservarlo. Ecco come intendo fare politica, buona politica, ovvero un servizio vero ed onesto nell’interesse del territorio tutto, e non dei soliti che si avvantaggiano a danno di tutti. In questo la politica, di qualsiasi bandiera sia, si dovrebbe unire, ma invece purtroppo spesso si uniscono alcuni solo per interessi a discapito dei sempre e solo dei territori e dei cittadini.Questo è l’impegno che mi prendo pubblicamente e che insieme ad altri amici porteremo presto in Regione, con la speranza che non si arrivi sempre troppo tardi rispetto ai danni che si fanno e si sono fatti e che oggi la natura ed ancor di più la terra ed i fiumi ci stanno mettendo tutti i giorni sotto gli occhi con il loro grido di ribellione alle mani crudeli dell’uomo, che in nome di grandi interventi ingegneristici ed idraulici ha fatto più danni di quando i nostri nonni avevano cura del territorio tutto, perché lo sentivano davvero casa loro e non un pezzo da conquistare su cui lucrare e speculare.

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