Coinvolgere la criminalità nella ripresa?

Un giochetto che si fa sovente in famiglia è di vedere se qualcuno ricorda immediatamente tutti i nomi dei sette nani o dei sette re di Roma o dei sette più prolifici goleador. Di solito si arriva a cinque poi ci si ingrippa (io assai prima). Un po’ più complicato se il gioco chiede di ricordare i sette eroi della corruzione senza ricorrere a strumenti di registrazione o a antologie. Diventa quasi un’ impresa, difficile perché i grandi corrotti sono a volte dei grandi uomini e viceversa. Molti addirittura con busto nei corridoi delle università o degli edifici pubblici. Persino il miglior rappresentante della retorica greca, Demostene, autore delle Filippiche, fu implicato in “importanti tangenti”. Nei tempo passati i casi di corruzione entravano più facilmente nella descrizione delle varie storie, oggi l’ insistenza di fatti criminali è talmente ostinata e quotidiana da confondere e tradire le memorie più allenate. Le malefatte dei politici, banchieri, dirigenti d’azienda, manager della finanza, commissari ad hoc, esponenti dell’amministrazione, avvocati e magistrati ecc. sono sempre più schiaccianti. La corruzione si presenta come una pratica sociale che modella profondamente i costumi e la cultura. Per “ricostruirla” bisognerebbe rovistare nei suoi strumenti preferiti: bilanci falsi e fondi neri, società fasulle e conti bancari offshore, polizze assicurative, delibere e atti amministrativi e altre cose ancora. Statisticamente l’Istat non aiuta. Le raccolte di dati giudiziari non quantificano i reati di corruzione, concussione, peculato, o interessi privati in atto d’ufficio; riferiscono solamente le sentenze d’Appello. Si può fare attraverso i giornali dì informazione Ma prima di arrivarci il 35% degli imputati viene prosciolto dal Tribunale nel merito, per estinzione del reato o per prescrizione. Con qualche rischio nell’accorpamento delle voci e qualche derubricazione per aree. Il rapporto tra condanne e denunce supererebbe al nord il 45% al sud il 24%. C’è dunque un diverso modo di “valutare” il reato di corruzione? Da patologia la corruzione si è fatta sistema?Anche se certi dati sono senz’altro da prendere con cautela, la percezione che molti cittadini hanno è questa : certi comportamenti di singoli e di gruppi stanno cambiando la storia del Paese, e contro di essi bisogna agire. (”La corruzione dilaga, vale 60 miliardi l’anno e va combattuta come la mafia, Il Sole24Ore, 17.2.2012). Passata l’ubriacatura di Mani Pulite, i fatti di corruzione nella pubblica amministrazione, nella politica e tra privati, non solo non hanno perso di intensità, ma sono aumentati ed hanno assottigliato l’attenzione dell’opinione pubblica e dei media. Il caso ultimo riguarda (nuovamente) Expo 2015, quello prima, la maxi-tangente versata dall’Eni per acquistare la concessione di un giacimento petrolifero in Nigeria ( di cui una parte destinata, secondo i pubblici ministeri della Procura di Milano, a mediatori e manager italiani ed europei). Quale sia l’emozione del primo giorno, anche le ultime notizie, come le precedenti, sono destinate a sparire presto dai giornali e dalla tv. La riflessioni sulla corruzione non impegna più nessuno, salvo qualche “moralista”. Persino i filosofi se ne disinteressano. L’ideologia del mercato, è tale da svolgere una potentissima azione che si esplica innanzi tutto nella “non riconoscibilità” di quei comportamenti tout court “criminali”, previsti come tali nell’ordinamento giuridico. Pretendere una società che rinuncia alla corruzione sarebbe utopia. Il modo di cambiare degli uomini non è cambiato attraverso i secoli. Oggi siamo “moderni, cristiani ed europei”, prima eravamo “antichi, barbari e pagani”. A ben osservare i tempi della Roma imperiale o della Grecia dei filosofi e dei poeti, presentano non poche similitudini coi nostri. Ma mentre allora si ricordava, questo avviene meno ai tempi nostri. Esiste diffuso un minimalismo etico e politico che non aiuta il recupero di quei meccanismi (valori) che fanno funzionare la testa e “collegano il guadagno al lavoro, la stima al merito, la soddisfazione propria alla soddisfazione di altre persone” (Italo Calvino, Apologo sull’onestà nel paese dei corrotti); che incoraggiano il “rientro morale”Non stupisce che qualche pensatore benpensante abbia riscoperto il Mandeville della Favola delle api, che s’immaginò un alveare che prosperava e si sviluppava grazie alla corruzione, e teorizzi la corruzione come “elemento di dinamica sociale e individuale contrapposta al moralismo che spesso ha favorito la chiusura e la stagnazione”. L’ Eurostat, l’agenzia statistica della Comunità Europea, ha obbligato i paesi membri a recepire nuove indicazioni nel calcolare il Pil (Prodotto interno lordo). Rispetto al «vecchio» dato il livello del Pil italiano del 2011 è stato aumentato di 59 miliardi, ovvero del 3,7%. Il nuovo Sistema europeo dei conti, include, per ora, valori che altrove erano già ritenuti frutto di economia «legale» (es. la droga, la corruzione del corpo). I miliardi del sommerso per altri reati (licenze edilizie, appalti di servizi, appalti OO. PP., assistenza sanitaria e ospedaliera, assunzioni, finanziamenti alle imprese, ecc.) sono rimasti (per ora) fuori da ogni calcolo o stima.. Ma siamo sulla buona strada per un loro riconoscimento ufficiale. La corruzione la si disapprova da lontano e la si incoraggia da vicino.

© RIPRODUZIONE RISERVATA