CODOGNO Ascensore rotto, anziani costretti a fare ogni giorno 2mila scalini

L’impianto di uno stabile Aler di viale Cairo è fuori uso ormai da più di una settimana

La signora del quinto piano la vanno a prendere la mattina per la riabilitazione e la sera è un bel problema, con l’ascensore rotto, che tocca portarla su in braccio. E nessuno al palazzo Aler scala A di viale Cairo si sogna di dire il nome, ma c’è un’inquilina che giorni fa è stata vista trascinarsi su per la scala da seduta, gradino per gradino, all’indietro. A chi va peggio sono i condomini dell’ottavo piano, inguaiati dal 4 novembre quando l’ascensore si è guastato, e così c’è chi ogni giorno fa “2000 scalini” e chi non ha più messo fuori il naso.

Come l’inquilino col Parkinson che sta più in basso ma tanto è uguale, ,«perché ha un tutore e non può fare sessanta gradini – si dispiace l’assistente sociale Carla Bragalini che gli dà una mano in casa e ieri è andata a trovarlo -. Prima almeno scendeva e si metteva seduto sul muretto a prendere un po’ d’aria, adesso la gente è relegata». I giovani e chi sta bene di salute non si lamentano, ma è per i vecchi e i malati del condominio che si preoccupano. «Io ho 47 anni, posso fare le scale, un anziano ha bisogno di andare a fare le sue commissioni, la spesa, e non sempre i figli possono portargliela - osserva Eleonora mentre scarica dal cestino della bici una cassa d’acqua -. Ci veniamo incontro ma c’è chi non esce da giorni, non s’immagina».

Colombo Patti ha 83 anni, una vita da metalmeccanico a Milano, abita ai “palaz” dal ’79 e ne ha viste tante che sai cos’è un ascensore rotto. Su e giù dal sesto piano però si sente, e così organizza le forze. «Quel poco che posso lo porto a casa, il latte, il pane, quello che serve giornalmente», dice sollevando la borsa in plastica con i viveri del giorno e poi domani si vedrà. «L’immondizia invece si mette sul balcone e si lascia lì, se prima la portavi già tutti i giorni adesso fai un giorno sì e un giorno no», ammette. Ma c’è chi non muovendosi da casa non sa che pesci prendere e allora si affida al vicino o alla vicina che ha le gambe buone e ci pensano loro a portarla giù. I più comunque si arrangiano, «cosa vuole che dica, quando arrivo al settimo piano ho la lingua fuori - confida un anziano di corsa - Ho appuntamento in ospedale». Poi, mentre si allontana: «No, non è Covid. Ho il diabete». “Fortunato”, a lui le scale fanno pure bene.

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