CODOGNO Addio a Pasquale Tagliafierro, il suo Park Club era diventato per tutti un’istituzione

Aveva 77 anni, riuscì a portare il cuore caldo di Napoli nella Bassa

Ha portato il cuore caldo di Napoli a Codogno. Perché cos’altro è la pizza ca pummarola n’coppa se non il “battito” della città flegrea? Ed è un’onda di affetto che non si placa, di messaggi di cordoglio e ricordi dei bei tempi andati, quella che da giorni sta investendo i figli di Pasquale Tagliafierro, storico patron della pizzeria Park Club, deceduto il 17 agosto in ospedale a Lodi per l’aggravarsi dei problemi ai reni e al cuore. Aveva 77 anni. Ne compiva 37 invece il 5 febbraio del 1980, giorno del suo arrivo per la prima volta in città per prendere le redini del locale, all’epoca bar-biliardo di Gianni Riccaboni. I due legarono subito e più tardi il Riccaboni dedicherà al “partenopeo” venuto da Tramonti, sulla costiera amalfitana, un’elegia dal titolo “La pizza di Mastro Pasquale”. Fu con Tagliefierro, infatti, che il Park Club divenne l’”istituzione” che è ancora oggi, pur con la saracinesca abbassata ormai da anni: ben presto divenne meta delle famiglie e dei giovani di Codogno e di tutta la Bassa, ritrovo per le pizzate di “classe” e le feste di compleanno, ma anche e soprattutto rifugio dei nottambuli.

Sponsor di moltissime società sportive, dal Codogno baseball alla Fulgor basket passando per il rugby e il motocross (ma finanziò anche il Vespa-club), il locale era il raduno fisso delle squadre a fine partita: ci si rifugiava nel salone al piano di sotto, prima sala-biliardi, e si restava fino a che non chiudeva. A tirar tardi. Che si spegnevano le luci e dopo poco faceva l’alba. Erano gli Anni Ottanta-Novanta e lo chef Rudy Tagliafierro, figlio di Pasquale, aveva all’epoca dieci-undici anni. «Sfornavamo 4mila pizze a settimana, era una “fabbrica” – ricorda -. Si lavorava su tre turni e la notte si riempiva di gente. Papà mi faceva condire le pizze e siccome non arrivavo al bancone, mettevo sotto la cassa dell’acqua».

Da allora il cuoco ne ha fatta di strada. Oggi è titolare del ristorante Bollicine di San Fiorano e può vantare la partecipazione al programma tv “Hell’s Kitchen” con Carlo Cracco nel 2018. «Cosa mi ha insegnato mio padre? Che al primo posto viene sempre la famiglia, nel bene e nel male – spiega -. E che i problemi si risolvono un passo alla volta». Riflette. «Mi ha insegnato ad amare e a non odiare». O’core mio.

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